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La propaganda berlusconiana prospera nelle sacche di analfabetismo politico, ma siamo noi italiani ad essere così ignoranti, oppure la democrazia passa attraverso l'acculturamento delle masse e questo obiettivo è stato colpevolmente tradito da qualcuno?
In settimana, commentando la requisitoria della Boccassini sul processo Ruby, Lilly Gruber ha diffuso un sondaggio di Demopolis, secondo il quale ben il 39% degli Italiani penserebbe che Berlusconi sia vittima di un accanimento giudiziario. Al di là della cifra in sé, l’indulgenza che una buona parte del paese indubbiamente concede al Cavaliere è sempre stata usata come pretesto dal PDL per giustificare la sopravvivenza politica di un leader molto compromesso; mentre a sinistra ha indotto ad un altro tipo di considerazione: “se milioni di persone in Italia continuano a credere a Berlusconi, allora gli Italiani sono un popolo di ignoranti”.
E’ lo snobismo, ancora molto vivo, tipico dei circoli intellettuali de gauche (e anche di quella bassa borghesia che di questi circoli si sente idealmente parte, in nome di chissà quale supposta supremazia culturale). Questa sorta di “appagamento” derivante dall’auto-inclusione nel magico mondo della comunità morale “de’ sinistra” impedisce una vera analisi dei problemi e un processo di critica costruttiva; fa si che al bar si finisca spesso per liquidare ogni questione con un bel: “Signora mia! Il mondo non va perché c’è in giro taaaanta ignoranza”.
Intendiamoci: per quel che mi riguarda, non è che non sia chiara la vera natura delle cosiddette “cene eleganti”; non è che non sia chiaro cosa ci facessero tutte quelle ragazze, a volte anche minorenni, nelle varie residenze dell’allora Presidente del Consiglio; non è che non sia evidente l’intento della telefonata alla Questura con cui Berlusconi fece si che Ruby venisse affidata a Nicole Minetti. Ciò non toglie, però, che anche il “piddino medio”, quello che si informa leggendo Repubblica perché “è un giornale di sinistra”, che si reputa interclassista e progressista, avrebbe ormai buoni motivi, dopo tutto quello che è successo, per cominciare a dubitare dei propri dirigenti e del modo in cui forma le proprie convinzioni. Infatti, se è vero che è molto difficile credere alla versione di Ruby “piccola fiammiferaia”, è francamente altrettanto difficile capire perché tutti gli intelligentoni di sinistra continuino a negare il dibattito sull’euro, che pure era dichiaratamente un progetto teso alla disciplina di lavoratori e sindacati e che oggi sta evidentemente implodendo. Se quindi c’è dogmatismo nella difesa ad oltranza di Berlusconi, non c’è meno dogmatismo nella difesa ad oltranza di certi totem della sinistra: e dunque non siamo autorizzati a dividere il mondo in buoni e cattivi, o a dare della pancia degli Italiani un’immagine stereotipata e denigratoria.
Converrebbe smetterla di ragionare per appartenenza e provare piuttosto a guardare le cose per quello che sono. E’ pur vero che nel nostro paese, forse più che all’estero, resistono molte sacche di analfabetismo democratico e politico: ed è qui che probabilmente prospera la propaganda berlusconiana. Tuttavia invito a considerare: chi è responsabile per questo? Siamo noi Italiani ad essere costitutivamente ignoranti, oppure la democrazia passa attraverso l’acculturamento delle masse e questo obiettivo è stato colpevolmente tradito da qualcuno?
E’ un fatto che l’ignoranza si batta con la cultura: e la cultura si diffonde con l’informazione e una buona scuola pubblica. Siamo sicuri che la scuola pubblica sia stata fatta oggetto di pesanti tagli e di attacchi ideologici solo da una parte politica? Quale ideologia è responsabile di una mal intesa visione egalitaria, che non ha saputo distinguere tra meritocrazia e libera cultura e ha così contribuito all’impoverimento culturale del paese? Anche a sinistra chi è senza peccato scagli la prima pietra.
Sull’informazione invece non voglio ripetermi, ma invitare solo a considerare questo: il tema del contrasto tra Berlusconi e la giustizia è comunemente trattato dai media come se si potesse fare necessariamente solo un tipo di valutazione, oppure come se fossero possibili pareri diversi? Cioè, dire in televisione “Berlusconi è un perseguitato” è dire un’eresia, come dire “la terra è piatta”; oppure al contrario è semplicemente un punto di vista con diritto di cittadinanza?
Ovviamente abbiamo esperienza che vale la seconda ipotesi: e anzi, sono soprattutto i giornali cosiddetti “moderati” a trattare la questione con un mal inteso senso di equidistanza che si presta ad equivoci. Se infatti il Corriere della Sera e il Sole 24 Ore parlano di “pacificazione tra politica e giustizia” come se ci fosse una guerra in atto, indirettamente lasciano intendere ai loro bravi lettori moderati che Berlusconi non abbia poi tutti i torti. Ma c’è di più. Se il Cavaliere non è un perseguitato, allora, visti tutti i processi che ha avuto, c’è la ragionevole presunzione statistica che qualche reato l’abbia commesso per davvero: nel qual caso, non potrebbe essere un interlocutore politico e un alleato credibile.
Eppure è da vent’anni che la sinistra dialoga con lui: bisogna concludere allora, andando a ritroso, che non c’è la ragionevole sicurezza che si tratti di un delinquente; e dunque, in mezzo a tutti quei processi, qualche pregiudizio di qualche toga rossa ci deve essere per forza. D’altra parte proprio in questo periodo, in cui sul capo di Berlusconi è arrivata una condanna in secondo grado e poi una dura requisitoria preludio di un’altra possibile condanna in primo grado, nel PD, che con Berlusconi governa, non si muove una foglia: anzi, Violante parla di riformare la giustizia, quasi che il problema sia chi l’amministra e non chi la viola; e il capogruppo Speranza teorizza la separazione tra problemi giudiziari e politici. Di fronte a cotanti pareri c’è ancora chi si stupisce che per molti “cosa importa se anche è andato a letto con Ruby”? Le persone non hanno sempre tempo di leggere e approfondire: spesso, per forza di cose, si possono informare solo superficialmente. E’ abbastanza normale quindi che, se Berlusconi viene sempre giustificato non solo dalle sue TV e dai suoi giornali, ma anche dall’opinione pubblica moderata e, nei fatti, dai supposti “avversari” politici, l’atteggiamento più logico e razionale sia quello di pensare che qualche reato l’abbia in effetti commesso, ma anche che non si possa escludere un pregiudizio nei suoi confronti da parte della magistratura.
Anzi, viste le premesse stupisce molto vedere che per il 51% degli intervistati, cioè – è utile ribadirlo – per la maggioranza assoluta, Berlusconi non si può considerare un perseguitato politico. Vuol dire che gli Italiani non sono poi così scemi come vengono descritti. Al contrario spesso dimostrano di essere più avanti dei loro giornalisti, dei loro intellettuali e dei loro politici.
Andrea Giannini