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L'aumento del canone Rai a 112 Euro si poteva evitare? Analisi dei costi e degli sprechi della televisione di stato
Alzi la mano chi paga il canone Rai. La tassa più odiata dagli italiani, il cui pagamento scadeva ieri e che secondo le statistiche è evasa da oltre metà della popolazione, è aumentata nel 2012 a 112 Euro: una cifra che fa storcere il naso a chiunque, in particolare a noi genovesi così attaccati al vile denaro.
In epoca di crisi economica, di spread, di recessione e di tagli, non esiste un modo per abbassare questa spesa e invogliare così i cittadini a contribuire al mantenimento della tv di Stato?
A quanto pare sì, come si scopre da un’inchiesta pubblicata alcuni giorni fa su Il Fatto quotidiano. Basterebbe che la Rai risparmiasse due voci di spesa che incidono non poco sul contributo finale:
1) le spese postali. Nell’era della digitalizzazione della pubblica amministrazione e dell’abolizione massiccia delle pratiche su carta, l’invio a casa dei bollettini per il pagamento del canone costa a Viale Mazzini 2,8 milioni di Euro.
2) gli spot pubblicitari. La Rai ha una divisione interna delegata al realizzare gli spot istituzionali, composta da una ventina di persone fra dipendenti a tempo indeterminato e con contratti a termine (i quali percepiscono comunque lo stipendio, anche quando il lavoro che dovrebbero in teoria svolgere è affidato a esterni). Nonostante ciò, la campagna pubblicitaria che nelle ultime settimane ha martellato in televisione è stata realizzata da una ditta esterna (McCann Eriksson) al costo di 300 mila Euro.
Uno scandalo nello scandalo, se pensiamo che – a prescindere dalla sua entità – non pochi italiani si battono da tempo per l’abolizione totale del canone. Nei giorni scorsi un gruppo di eurodeputati della Lega Nord ha rilanciato la proposta, ventilando la possibilità di proporre al Parlamento Europeo una petizione a livello comunitario per sostenere questa causa. La raccolta firme partirà da oggi sul sito web dell’eurodeputata Mara Bizzotto e in gazebo che saranno prossimamente allestiti dal Clirt, il comitato che da tempo si batte per una tv libera e senza canone.
Marta Traverso