Venerdì 13 luglio dalle ore 20 alle 21,30 presso la sala di Vico Papa in zona Maddalena, incontro sul tema dello sfruttamento dell'immigrazione clandestina
Due anni dopo la rivolta di Rosarno, la crisi dell’agricoltura peggiora e le condizioni dei braccianti non accennano a migliorare. Rosarno come Castel Volturno, come Palazzo S. Gervasio, come Foggia o Nardò: ancora ghetti senza acqua né luce, ancora salari da fame, ancora guerra tra poveri in territori che soffrono.
Appena un paio di giorni il Governo Monti, recependo la normativa europea 2009/52/Ce già in vigore in moltissimi stati dell’Unione, ha approvato un Decreto con l’obiettivo di recuperare il tempo perduto sul fronte dello sfruttamento dell’immigrazione clandestina.
In pratica, grazie alle nuove norme, al migrante minacciato dal caporale o dall’imprenditore senza scrupoli viene concesso per “fini umanitari” un permesso di soggiorno rinnovabile fino ad un anno, se denuncia i suoi datori di lavoro. I titolari di imprese ma anche le famiglie con colf “in nero” potranno autodenunciarsi, consentendo così di regolarizzare la propria posizione e quella dei loro dipendenti. La sanzione prevista è di mille euro una tantum.
Ma nonostante questo decisivo passo avanti, resta ancora molta strada da fare, come ricorda a “La Stampa” il giovane camerunense Yvan Sagnet, tra i primi a ribellarsi nel 2011 quando raccoglieva pomodori a Nardò, spezzandosi la schiena per poco più di 12 euro al giorno e 15 ore di lavoro «I caporali se la caveranno con una multa di mille euro. L’anno scorso i caporali facevano girare 4 camion al giorno con 88 cassoni sopra. Ogni cassone veniva pagato 15 euro. Alla fine incassavano più di 5 mila euro al giorno. Una multa di mille euro è poco. Ce ne vorrebbero almeno 10 mila. Come dite voi in Italia “Per i caporali il gioco vale ancora la candela“».
In merito a questi temi, VENERDI’ 13 LUGLIO dalle ore 20 alle 21,30 presso la sala di Vico Papa in zona Maddalena, Centro delle Culture di Genova – laboratorio aperto alla cittadinanza che si propone di facilitare e stimolare il dialogo tra le culture, la lotta contro la discriminazione e la violenza – e Brigate di Solidarietà Attiva (http://brigatesolidarietaattiva.blogspot.it/) presentano “Ingaggiami contro il lavoro nero”- Brigate di Solidarietà Attiva: dallo sciopero di Nardò alle arance di Rosarno.
«In questo incontro si illustrerà l’esperienza di un campo di accoglienza per lavoratori extracomunitari impegnati stagionalmente nel settore agricolo, dove si uniscono pratiche di accoglienza e di emersione del lavoro nero – spiegano gli organizzatori dell’iniziativa – E ancora, l’esempio di una distribuzione di arance raccolte da raccoglitori extracomunitari regolarmente assunti presso aziende agricole in fase di conversione al biologico». Parleranno del progetto e dei suoi sviluppi Anna Garrapa (Brigata di solidarietà attiva Toscana), Nives Sacchi (Bsa Milano) e verrà proiettato il video autoprodotto “Ingaggiami contro il lavoro nero”.
La campagna “Ingaggiami contro il lavoro nero”, partita nel 2010, prevede di confrontarsi con altre realtà in territori differenti, sia per seguire gli spostamenti dei lavoratori stagionali nelle diverse campagne, sia per allargarsi ad altri settori del lavoro «Per questo proponiamo un confronto con tutte le realtà di movimento e associative che già operano in questo ambito per avviare progetti comuni e interventi concreti che pongano le basi per lo scardinamento dei fenomeni di sfruttamento, caporalato, violazione dei diritti – si legge sul blog delle Brigate di Solidarietà Attiva – All’interno del mondo del lavoro nero i migranti rappresentano la categoria più sensibile perché doppiamente ricattabili, spesso costretti a condizioni di vita precarie, privi di reti di sostegno sociale e sindacale. Si è venuta a formare di conseguenza una massa di forza lavoro disponibile e facilmente sfruttabile che produce un effetto di livellamento verso il basso dei costi del lavoro e delle relative garanzie di diritto. Ciò detto, difendere il lavoro del migrante significa difendere il lavoro di tutti».
Inoltre l’incontro di Venerdì 13 luglio sarà l’occasione per acquistare il libro “Sulla pelle viva”, edito da Derive Approdi, scritto da Brigate di Solidarietà Attiva, Devi Sacchetto, Gianluca Nigro, Mimmo Perrotta, Yvan Sagnet.
Nell’estate del 2011 circa 400 braccianti agricoli di origine africana, ospitati nella Masseria Boncuri a Nardò (Lecce), hanno scioperato per quasi due settimane. In Italia, si è trattato del primo sciopero autorganizzato di lavoratori stranieri della terra contro un sistema di sfruttamento basato sul caporalato, per il rispetto del contratto provinciale – previsto per legge – e per essere assunti direttamente dalle aziende. Una lotta che è stata in grado di accendere i riflettori sui colpevoli limiti della politica, incapace di affrontare e risolvere le questioni strutturali dell’agricoltura italiana, in particolare nel Sud del Paese dove la morsa della criminalità mafiosa è un’ulteriore ostacolo sulla via del ripristino della legalità. Ma non solo, la protesta dei braccianti – prima a livello locale e poi nazionale – ha attivato un’estesa rete di solidarietà che ha coinvolto strutture sindacali, associazioni antirazziste, militanti di base. A partire dalla consapevolezza del valore paradigmatico di questa lotta, gli autori del libro sviluppano ricche analisi su un conflitto che, attraverso la presa di parola diretta dei migranti, rappresenta una vera e propria lezione di civiltà.
Matteo Quadrone