Il premier conservatore Rutte chiude i "cafè della marijuana" ai turisti nelle province meridionali. Il provvedimento dal 2013 dovrebbe estendersi a tutto il paese e la perdita economica per lo Stato è stimata intorno ai 900 milioni di euro
Il primo maggio 2012, in Olanda, sarà ricordato come una data storica. Nelle province meridionali dei Paesi Bassi, infatti, è ufficialmente vietata la vendita di marijuana alle persone non residenti in Olanda (in pratica ai turisti) per effetto di una legge fortemente voluta dal governo conservatore del premier Rutte.
Da martedì, quindi, per acquistare marijuana nei Coffee Shop del sud è necessario essere soci degli stessi club, e per potersi iscrivere (e ottenere una carta speciale, il WeedPass) bisogna obbligatoriamente dimostrare di essere residenti. Il programma di Rutte prevede l’estensione del provvedimento a tutta l’Olanda (Amsterdam compresa) a partire dal primo gennaio 2013.
Intendiamoci, in Olanda non sono tutti d’accordo. Oltre, ovviamente, alle accese proteste e manifestazioni di consumatori e titolari di Coffee Shop, lo stesso sindaco di Amsterdam Eberhard van der Laan si è dichiarato contrario all’estensione del provvedimento anche alla capitale: «Questo divieto, oltre a produrre una pesantissima ricaduta sul turismo, andrà anche a incentivare l’attività degli spacciatori che acquisteranno legalmente la cannabis dai Coffee Shop, per poi rivenderla ai turisti a prezzi maggiorati». Il sindaco ha aggiunto di voler negoziare un compromesso accettabile con il ministro della giustizia Ivo Opstelten.
Insomma, che la “città dei balocchi” si trasformi fra sette mesi in una città normale è ancora da vedere. I titolari dei Coffee Shop di Amsterdam (e non solo) si sono uniti e hanno affidato la pratica a un team di avvocati che mira a ostacolare l’entrata in vigore della norma ad Amsterdam. Per ora le carte della “discriminazione nei confronti degli stranieri” e della “privacy” (per iscriversi ai Coffee Shop è necessario fornire i dati personali) non hanno sortito alcun effetto, entrambi i ricorsi sono infatti stati respinti dal Tribunale.
In questa vicenda, non dimentichiamo, ci sono in ballo anche tanti tanti soldi… Le perdite economiche che l’Olanda subirebbe se il provvedimento venisse applicato anche ad Amsterdam sono il motivo principale che spinge una parte della politica olandese a frenare l’iniziativa di Rutte. Secondo le stime, infatti, ogni anno circa 4 milioni di turisti si recano in Olanda, di cui il 30% spinti dalla possibilità di comprare cannabis liberamente. In parole povere quasi un milione e mezzo di persone il prossimo anno rinuncerebbe alle vacanze nella “Venezia” del nord Europa causando un buco di bilancio stimato in 900 milioni di euro (fra tasse pagate dai Coffee shop e diminuzione di entrate di alberghi, ostelli, ristoranti…)
La politica olandese sulle droghe leggere (in lingua olandese denominata “Gedoogbeleid” che tradotto letteralmente significa “tolleranza”) è in vigore dal lontano 1975. Una linea unica al mondo che, pur non legalizzando la sostanza (lo stato olandese, al contrario di quanto spesso si pensa in Italia, vieta la produzione, la detenzione, la vendita e l’acquisto di marijuana…), tollera la produzione per uso medico, la detenzione fino a 5 grammi (uso personale) e la vendita o l’acquisto solo all’interno dei locali adibiti e solo fino a 5 gr al giorno per persona. Persona che, secondo il volere di Rutte, deve essere olandese.
Gabriele Serpe