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Gianni Martini, sulle tracce di una specie rara, la novità in musica

Un mini-saggio a puntate. Gianni Martini ripercorre le tappe significative della storia italiana dagli anni 60 a oggi indagando sul concetto di novità musicale


1 Agosto 2012Rubriche > Musica Nuova

The BeatlesNei primi articoli di questa rubrica, vorrei toccare un argomento irto di spine, cercando di non farmi troppo male. Mi muoverò – quasi un “Indiana Jones musicale” – sulle tracce di una specie rara, da molti data per scomparsa: la “novità”. Ormai da almeno 15 anni sarà capitato anche a voi di avvertire, nettamente, la sensazione che non ci sia più “niente di nuovo” (e questo senso di stanchezza /vuoto/routine non riguarda solo la produzione musicale, ovviamente). Esce “l’ultimo” cd di un artista già conosciuto: ben suonato, ottimi arrangiamenti, sonorità coinvolgenti… eppure…sembra che manchi qualcosa. Lo stesso succede quando si ascolta un gruppo/interprete/strumentista “nuovo”.

Certo, nuovo perché si tratta, supponiamo, del primo cd edito di quel determinato progetto musicale che, quindi, potremo trovare nello scaffale delle “novità”, ma non “nuovo” nel senso pieno del termine. Magari si tratta di un gruppo di ottimi musicisti e se – ipotizziamo – si analizzassero i brani potremmo, ad esempio, evidenziare degli aspetti compositivi interessanti, buone armonizzazioni, incastri ritmici complessi e insoliti, assoli espressivi, il tutto sorretto da una tecnica virtuosistica. Ecco… mi è capitato innumerevoli volte, in questi 15 anni, di aver ascoltato una produzione musicale recente e di aver pensato: bravissimi… come mille altri… e allora? Come dire?… non riesco a provare, nell’ascoltare, un’emozione particolare pur riconoscendone – ripeto – l’alto valore espressivo, tecnico ecc…

A questo punto, probabilmente, parte del problema sta nel significato/senso che attribuiamo al termine “nuovo”. Per quanto mi riguarda, ritengo che il significato di “nuovo/novità” non sia da intendersi nel senso di “ultimo uscito” e non è sufficiente estenderne il significato, lasciando intendere “nuovo” come “innovativo” (molti prodotti musicale degli ultimi anni contengono a tutti gli effetti notevoli spunti innovativi). No, contestualmente con il termine “nuovo” intendo “rappresentativo” di un’epoca, un clima sociale, un ambiente culturale.

Esempio: Charlie Parker, Ornette Coleman, Wes Montgomery, Miles Davis, Thelonius Monk, Charlie Mingus e poi la Mahavishnu orchestra, i Retourn to forever e i Weather report (per limitarmi a citare solo alcuni nomi della sponda jazz/fusion); e poi Jimy Hendrix, Led Zeppelin, Pink Floyd, King Crimson, Cream, Janis Joplin e prima di loro i Beatles, i Rolling Stones, Elvis Presley e tutti i bluesman storici come R. Johnson, M. Waters, L. Allison, J. L. Hooker (limitandomi a pochissimi nomi della scena rock- blues); così come, in ambito classico, Bach, Beethoven, Wagner e poi Deboussy, Berliotz, Mussorsky, Scoemberg, Stockausen, Cage, Boulez, Xenakis, tutti questi compositori/gruppi/interpreti sono stati delle “novità” nel senso che – come si diceva – hanno rappresentato un’epoca. La loro musica ha costituito la colonna sonora di periodi storici particolarmente significativi; sono riusciti ad interpretare e tradurre in suono, gli umori, le pulsioni esistenziali, le ansie/aspettative/crisi/disagi sociali di intere comuità o generazioni di giovani. A volte, la loro musica è diventata il simbolo di cambiamenti/sconvolgimenti sociali, e i loro volti delle icone. Ma non pensiamo che assurgere a linguaggio/simbolo/segno della crisi e della rottura con la tradizione, con il “disagio della quotidianità” e il “peso della storia” sia stato solo il frutto di una ricerca soggettiva e interiore, l’intuizione geniale di qualcuno che è riuscito a cogliere, metafisicamente, lo “spirito dell’epoca”.

Il complesso rapporto tra atto creativo e storia, ho l’impressione che difficilmente si lasci ingabbiare in facili definizioni; è come se, nel tentativo di interpretarne la portata e la progressiva costruzione, restasse sempre un aspetto residuale dai tratti un po’ “misteriosi” (uso il termine in senso laico…) che, tuttavia, è proprio ciò che ci permette di tentare slanci interpretativi alternativi.

Continua…

Gianni Martini


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