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Ikea: prima indagine sugli orientamenti sessuali

Un questionario per capire se esistono pregiudizi e discriminazioni - in base ai diversi orientamenti sessuali - nell'ambiente di lavoro


16 Febbraio 2012Notizie

IkeaUn sondaggio tra i collaboratori dell’azienda per comprendere a che livello sia giunta l’inclusione di persone di diverso orientamento sessuale – gay, lesbiche, bisessuali e trans (Glbt) – nell’ambiente di lavoro. In Italia per la prima volta si solleva il velo su un tema delicato che va necessariamente affrontato onde evitare i rischi di nuove discriminazioni. A realizzarla è Ikea nell’ambito della politica di diversity management che da tempo l’azienda svedese porta avanti.
Ikea è socio fondatore di “Parks-Liberi e Uguali”, un’associazione di imprese nata nel gennaio 2011 – a cui aderiscono Telecom Italia, Johnson&Johnson, Roche, Citi, Lilly, Il Saggiatore, Linklaters, Sixty Group, Gruppo Consoft – che aiuta le aziende a implementare politiche di inclusione per tutti i dipendenti, con un focus particolare verso le persone Glbt.

Dopo aver affrontato l’argomento delle pari opportunità di genere – in azienda le donne sono il 58,60% e nelle posizioni manageriali superano il 41% – Ikea affronta un tema che qualche mese fa è salito agli onori della cronaca in seguito ad una pubblicità relativa all’apertura del negozio Ikea di Catania, dove campeggiavano due uomini ripresi di spalle e mano nella mano, accompagnati dallo slogan “Siamo aperti a tutte le famiglie”.

Al questionario, erogato in forma anonima e cartacea ha risposto il 44,11% dei dipendenti dei negozi Ikea di Bologna, Catania e Roma, vale a dire 476 su 1.079.
71 rispondenti (14%) si sono definiti gay, lesbiche, bisessuali o trans. La percentuale scende al 6,58%, se rapportiamo i 71 Glbtal totale dei 1079 dipendenti.
L’inclusione dei collaboratori Glbt in IKEA sembra un fatto acquisito e pare non risultino comportamenti discriminanti da parte dell’azienda o degli altri colleghi di lavoro. L’88% è certo che in Ikea tutti hanno pari opportunità di carriera, indipendentemente dalla loro identità di genere o dal loro orientamento sessuale.
Infine per l’82% la diversità deve divenire una priorità strategica per l’azienda, che deve creare un ambiente rispettoso e inclusivo per tutte le differenze, comprese quelle connesse all’orientamento sessuale e all’identità di genere.

<<Ci troviamo di fronte ad un risultato molto positivo che dimostra una forte sensibilità sociale da parte dei nostri colleghi – spiega Valerio di Bussolo, responsabile Relazioni Esterne Ikea – I luoghi di lavoro, dove la gente passa otto o più ore al giorno, devono diventare luoghi dove ricostruire un senso di appartenenza e di comunità che negli ultimi anni sì è eroso pericolosamente>>.

<<Il rispetto e l’inclusione in azienda sono fattori formidabili di motivazione per chi lavora e si riflettono direttamente tanto sulla soddisfazione e sulla produttività delle persone quanto sulla capacità per le imprese di attrarre e trattenere i migliori talenti sul mercato – racconta Ivan Scalfarotto, Direttore esecutivo di Parks – Creare luoghi di lavoro dove le centinaia di migliaia di persone gay, lesbiche, bisessuali e trans possano esprimere le proprie capacità professionali è dunque non soltanto una cosa giusta da fare sul piano etico ma è anche una buona pratica di business, come dimostrano le tante aziende che nel mondo lavorano da anni in questa direzione>>.

 

Matteo Quadrone

 

 


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