Sostenere l’imprenditoria giovanile è un passaggio strategico per uscire dalla crisi economica, ma cosa si sta facendo concretamente a Genova per agevolare la creazione di nuove imprese under 35?
Recentemente sono stati pubblicati sul sito Focus Studi della Camera di Commercio di Genova, alcuni dati relativi a fallimenti, cessazioni e creazione di nuove imprese per l’anno 2012, da cui emergono innanzitutto gli effetti negativi della crisi economica. Nell’anno appena concluso vi è stato un incremento dei fallimenti rispetto al 2011 per un totale di 159 imprese fallite, 10 in più rispetto al 2011, 80 in più rispetto al 2008. In totale le cessazioni sono state 5102, mentre le iscrizioni di nuove attività imprenditoriali sono state leggermente superiori (5412).
Ma se si considerano solo le imprese giovani, quelle “la cui partecipazione del controllo e della proprietà è detenuta in prevalenza da persone di età inferiore ai 35 anni”, si osserva che le nuove iscrizioni sono 1664, mentre le cessazioni sono state 711. Confrontando questo dato con quello relativo alle imprese genovesi nel loro complesso, sembra evidenziarsi un quadro leggermente più roseo per l’imprenditoria giovanile, che mostra un tasso di sopravvivenza più alto.
L’Italia non è un paese per giovani, Genova tantomeno, ma forse si sta attrezzando per diventarlo incentivando lo spirito imprenditoriale dei suoi ragazzi. Proprio in questi giorni si è concluso il primo Master in Management e Imprenditorialità organizzato dalle Facoltà di Economia e di Ingegneria di Genova con la Collaborazione di Confindustria. Durante questo corso, durato un anno, sono state elaborate otto idee imprenditoriali con il sostegno dei docenti e dei giovani imprenditori. Alcune di queste si trasformeranno in vere start up.
Prossimamente è previsto anche l’avvio di un nuovo Master in Trasferimento Tecnologico, orientato a creare nuove imprese e spin off universitari nel mondo dell’High Tech, un settore che sta diventando sempre più strategico per Genova, che vanta già la presenza sul suo territorio dell’IIT (Istituto Italiano di Tecnologia) e in cui sta sorgendo il grande polo tecnologico degli Erzelli.
Ma quale contributo possono dare questi master al fine di sostenere l’imprenditorialità giovanile a Genova?
Secondo la Prof.ssa Paola Dameri, Presidente del Master e assessore comunale alle Politiche Sociali i due corsi rispondono a due esigenze diverse, il primo «vuole creare un sentiment, ovvero una propensione all’imprenditorialità; creare la consapevolezza che in Italia si può creare impresa», il secondo vuole «colmare la difficoltà nel trasformare la ricerca universitaria in un’attività produttiva».
«Normalmente – osserva la docente di Economia – le nuove imprese sono fatte da figli di imprenditori o soggetti che hanno una tradizione imprenditoriale in famiglia. La propensione alla creazione di impresa in Italia è molto bassa in parte per la cultura classica del posto fisso e in parte per la difficoltà ad ottenere credito».
E cosa potrebbe fare – o sta già facendo – il Comune di Genova per favorire concretamente la possibilità dei giovani under 35 di presentarsi nel mondo del lavoro come imprenditori?
La proposta della professoressa è legata proprio all’assessorato che dirige e prevede la creazione di incubatori d’impresa per attività che forniscano servizi alla persona: «Da un lato si crea uno strumento che prospetta per le persone che hanno perso il lavoro e per i giovani la possibilità di lavorare in proprio in un ambiente protetto, dall’altro lato si andrebbe a coprire una parte di mercato sostanzialmente scoperta consentendo di offrire servizi alla persona a prezzi calmierati per quella fetta di persone che non può pagare prezzi di mercato e non è nella condizione di poter fruire di servizi gratuiti».
È sicuramente presto per verificare i risultati di queste iniziative, anche perché hanno l’arduo compito di cambiare la stessa cultura imprenditoriale e del lavoro che esiste in Italia. Di certo però non si potrà pretendere che bastino solo degli interventi orientati alla formazione di futuri imprenditori per risolvere i problemi dell’imprenditoria italiana senza un adeguato intervento sul contesto circostante. Per esempio, la stessa propensione al rischio che si chiede ai giovani italiani dovrà essere richiesta anche alle banche di questo paese, che dovranno agevolare, più di quanto non accada oggi, l’accesso al credito di coloro che decideranno di mettersi in gioco creando nuova impresa.
Federico Viotti
[foto di Daniele Orlandi]