Gli ex dipendenti, espulsi dal mercato del lavoro, si improvvisano imprenditori ma faticano a restare a galla
Cresce il numero delle imprese artigiane in Liguria ma i numeri positivi rischiano di nascondere la crisi che sta attanagliando il settore edile. La crescita, infatti, è solo numerica e l’aumento delle aziende individuali è un emblematico segnale del tentativo di riconversione di lavoratori, in precedenza dipendenti, espulsi dal mercato del lavoro. Una tendenza che avevamo già riscontrato nei mesi precedenti e che purtroppo oggi trova conferma.
Sono questi i dati che emergono dall’ultima indagine di Anaepa Confartigianato che ha fotografato lo stato di salute del settore edile nel primo semestre 2012. Ebbene, mentre a livello nazionale l’edilizia presenta una flessione della produzione dell’1,36%, la nostra regione presenta il record nazionale per tasso positivo di imprese di costruzione: +0,97% registrato nell’ultimo anno.
«La Liguria è l’unica regione in Italia ad avere un tasso di crescita positivo nel numero delle imprese – spiega Paolo Figoli, presidente di Confartigianato Liguria Costruzioni – Non vuol dire che però qui da noi sia tutto rose e fiori. Anzi: se guardiamo ai tassi di occupazione emerge che la Liguria ha tra i tassi peggiori per numero di lavoratori sia dipendenti sia indipendenti».
La flessione degli occupati nell’edilizia in Liguria tra il secondo trimestre 2011 e il primo trimestre 2012 è stata di -12,3% con un’emorragia di oltre 26mila posti di lavoro dipendente, di -10,7% degli indipendenti pari a oltre 21mila lavoratori autonomi. Peggio della Liguria, in chiave occupazionale, solo la Sardegna (-17,7% di dipendenti) e la Calabria (-15,3%).
«Il fenomeno è sicuramente spiegato dal fatto che molti ex dipendenti decidono di aprire partita Iva ma in pochi riescono a rimanere sul mercato, reso asfittico dalla crisi economica che dal 2008 a oggi vive uno stato di recessione ai minimi storici e che nel 2011 è sceso sotto i livelli del 2000 – spiega Figoli – Mettersi in proprio spesso è una scelta obbligata, ma non sempre vincente».
I lavoratori stranieri sono coinvolti in misura maggiore perché più facilmente ricattabili dai rispettivi datori di lavoro, come spiega il sindacato di categoria Fillea Cgil (federazione dei lavoratori del legno, dell’edilizia e delle industrie affini) dalle pagine de “La Repubblica” «Con i tagli ci sono sempre meno controlli, molte imprese cercano di ridurre i costi ed i lavoratori accettano di farsi carico della partita Iva per non perdere il posto».
E così le partite iva crescono vertiginosamente: a Genova i lavoratori edili con partita iva sono 9 mila, cinque anni fa erano la metà. Un vero e proprio boom che sicuramente non riflette l’andamento di un settore in crisi profonda. I dati nazionali di Fillea Cgil sul lavoro nero e sul caporalato nell’edilizia parlano di 400 mila lavoratori in nero, grigio o sotto ricatto «A queste persone viene chiesto di aprire partite iva, accettare contratti part-time, ovvero tempi pieni mascherati con fuoribusta in nero, di dichiarare meno ore lavorate e di ricorrere ai permessi in caso di infortunio non grave».
«La pesante tassazione sugli immobili ed il clima di sfiducia e timore nel futuro allontana i possibili investitori del settore – afferma Paolo Figoli, presidente di Confartigianato Liguria Costruzioni – In questa critica situazione cercano di trovare spazio nuove imprese che, non filtrate da nessuna legge di accesso alla professione del comparto, generano concorrenza sleale e, non avendo minimi requisiti tecnici-morali-professionali, fanno solo danni e non portano benefici nè occupazionali nè di produttività ».
La conferma della crisi nera del mattone arriva da Davide Viziano, titolare di uno dei più attivi gruppi di costruzione che operano in città, che ha spiegato al “Secolo XIX” «Siamo riusciti a rimanere a galla solo grazie ai parcheggi, mentre il settore residenziale è praticamente fermo. Solo per i monolocali e i bilocali, che richiedono investimenti limitati, c’è ancora richiesta. Il 90% delle compravendite eseguite nel primo semestre 2012 riguarda proprio gli alloggi di piccole dimensioni».
«A incidere sullo stato di sofferenza sono gli annosi ritardi nei pagamenti da parte di privati e pubbliche amministrazioni, il doppio rispetto alla media europea, la drastica riduzione di investimenti in opere pubbliche, il calo nell’erogazione dei mutui alle famiglie, la sempre maggiore difficoltà dell’accesso al credito da parte delle imprese e i tassi bancari in aumento», sottolinea l’analisi di Confartigianato.
Inoltre «Dal 2008 al 2011 il numero dei nuovi mutui concessi è diminuito in media in Italia del 9% all’anno, colpendo in misura maggiore i mutuatari più giovani e quelli extracomunitari – conclude Figoli – La Liguria, insieme a Emilia Romagna e Valle d’Aosta, è tra le regioni dove si registra la variazione percentuale minore negli stock dei mutui concessi per l’acquisto di un’abitazione. Sappiamo bene che il mercato immobiliare, anche quello dell’usato per cui oggi i tempi nelle compravendite in media arrivano a 8 mesi, è legato a doppio filo con l’edilizia: meno famiglie acquistano casa e minore è la richiesta di ristrutturazioni con inevitabili conseguenze negative soprattutto per le imprese di piccole e piccolissime dimensioni».
Matteo Quadrone