A partire da Tangentopoli la politica italiana è stata tutto un potpourri di “necessità straordinarie”, “situazioni eccezionali”, “emergenze”, “anomalie” e “deroghe”. Ci hanno detto che “il fine giustifica i mezzi” e il risultato è stato che i mezzi ci hanno precluso il fine
Non è del tutto vero che noi Italiani disprezziamo le regole. Sarebbe più giusto dire che ci annoiano; mentre le eccezioni ci affascinano tremendamente. Purtroppo per noi, però, seguire la “logica dell’eccezionalità” non ci ha portato molto lontano in questi ultimi anni.
La tranquilla e normale gestione della vita politica, condotta nel rispetto, se non sostanziale, almeno formale delle istituzioni, della Costituzione e del decoro pubblico, è diventata un lusso già a partire da Tangentopoli (1992), quando si doveva affrontare l’inedito compito di ricostituire un’intera classe politica, perché quella della prima Repubblica si era ormai disgregata sotto il peso del sistema corruttivo scoperchiato dalla magistratura. Di lì in avanti è stato tutto un potpourri di “necessità straordinarie”, “situazioni eccezionali”, “emergenze”, “anomalie” e “deroghe”.
Fu necessario “scendere in campo” (1994) per evitare che “i comunisti” rimanessero soli a governare portando “terrore, miseria, distruzione e morte”; poi è diventato indispensabile non criticare la sinistra “per non far vincere Berlusconi”; poi, all’opposto, tenersi il Cavaliere, in quanto indispensabile partner per le riforme costituzionali (la Costituzione – si sa – è vecchia e “oggi c’è la globalizzazione”).
Altre supposte “emergenze”, che riscossero indubbio successo di pubblico e critica tra gli anni ’90 e i primi 2000, furono senza dubbio: “entrare in Europa”, il “terrorismo internazionale”, le “intercettazioni” e poi il fantomatico “uso politico della giustizia”. Al contrario la crisi economica succeduta alla bolla del mutui sub-prime (2006) non fu considerata un’emergenza, perché “i ristoranti sono pieni”.
E venne la crisi dei debiti sovrani, che portò l’attacco speculativo sui BOT (estate 2011) che al mercato mio padre comprò. Da allora i “momenti di gravità” e le “situazioni eccezionali” sbocciano incontenibili. “La credibilità!”: via Berlusconi e dentro Monti, con annesso “inciucione” destra-sinistra. “Lo spread!!”: tagliare i servizi, aumentare le tasse, togliere i diritti e ritardare le pensioni. Gli Italiani non votano come dovrebbero? “La governabilità!!!”: rientri Napolitano, a casa Grillo e via libera al secondo “inciucione” destra-sinistra.
Vent’anni di emergenze improrogabili, di dure responsabilità, di dolorose scelte obbligate; e tutto soltanto per tornare, con la giornata di ieri, esattamente al punto di partenza: Berlusconi rischia la condanna, il governo rischia di cadere, l’Italia rischia il default e l’intera vecchia classe politica rischia di venire spazzata via. Cioè ci hanno detto che “il fine giustifica i mezzi” e il risultato è stato che i mezzi ci hanno precluso il fine.
Pure era ovvio che sarebbe andata così, per un motivo cui ho già accennato, tanto semplice e banale quanto sottovalutato: non ha senso aspettarsi di ottenere il buon governo derogando le regole, calpestando la Carta Costituzionale, tollerando le volgarità, prendendo in giro gli elettori, ignorando la volontà popolare e tradendo gli interessi nazionali. Ed invece per il nostro estroso spirito e la nostra incontenibile fantasia le cose semplici non sono poi così semplici; anzi, se ci venissero a predicare la castità con i film porno ci sembrerebbe quasi un’astuta mossa di genio.
Andrea Giannini