Il commercio di dischi da tempo sembra languire ed essere spacciato: l'avvento delle nuove tecnologie sembrava aver messo fuori gioco i negozi di musica. Eppure basta fare un giro nel centro storico di Genova per capire che non è proprio così...
Nell’era di Spotify e degli mp3, il mercato della musica sta morendo? O meglio è già definitivamente morto? Domanda lecita, e forse ormai poco attuale: da circa un decennio si parla di crisi del mercato musicale, del calo della vendita di cd, dischi e vinili, delle difficoltà dei negozi di musica nel sopravvivere. Tutti noi ricorderemo quando, non troppo tempo fa, abbiamo visto sparire dalle vie cittadine i negozietti di cd e dischi cui eravamo affezionati: ci siamo indignati, dispiaciuti, ma abbiamo continuato a fruire della musica che ci piace in altre forme. Venuto meno il supporto rigido, o il libretto con i testi e le immagini del cantante di turno, abbiamo continuato a scaricare online, costruendoci (chi più, chi meno) delle librerie colossali con tutte le discografie degli artisti preferiti.
A dispetto di quel che si potrebbe pensare, dopo aver visto negli ultimi anni morire negozi di musica e affini (dallo storico Ricordi Mediastore di Via Fieschi, alla più recente scomparsa di Fnac in Via XX Settembre, da sempre polo d’attrazione per gli amanti della musica di tutti i tipi), esistono realtà che guardano al presente e al futuro con ottimismo. A rassicurarci, due icone del mondo musicale genovese, presenti sulla scena da decenni e con un nome noto a tutti: la Black Widow Records di Via del Campo 6, negozio di musica e etichetta di produzione, e Taxi Driver Record Store di Via dei Macelli di Soziglia, che da Piaccapietra si è trasferito tre anni or sono nel cuore della Città Vecchia.
Proprio dalla Black Widow ci confermano: «Tanto per cominciare, non è la musica a essere in crisi, né lo è mai stata, semmai è l’industria musicale ad esserlo, ma questo non ha nulla a che fare con la musica. Anzi, oggi vediamo come a Genova stiamo vivendo un momento particolarmente interessante. Nuovi gruppi stanno emergendo e c’è anche chi sta calcando le scene europee e internazionali, è il caso ad esempio del Tempio delle Clessidre; nuove formazioni calcano le scene e anche le vecchie tornano in auge (ad esempio, i New Trolls e i Delirium, tanto per citare i più noti, o altre band sinfoniche degli anni passati): c’è creatività e energia. Inoltre, è vero, c’è stato un crollo del CD, ma il calo è in parte compensato dal nuovo avvento del vinile, sintomo del recupero delle radici della musica rock. Ciò ha permesso di tornare a valorizzare ciò che con il CD era stato distrutto, ovvero l’immagine di copertina, un must per i cultori del genere. Senza contare la qualità del suono».
«Oggi a Genova andiamo avanti bene perché ci siamo creati un pubblico di affezionati disposti a investire nel mercato del collezionismo. Certo, vendiamo anche e soprattutto all’estero (in Germania, USA, nord Europa), ma anche Genova risponde bene, contando che qui mancano gli spazi per le performance live e per le esibizioni delle rock-band (cosa che non contribuisce certo a fidelizzare il pubblico). Troviamo ospitalità in teatri, con cui collaboriamo molto volentieri, ma spesso la location non si presta a tipi di concerti più “movimentati”».
Una nota spiacevole, però, arriva anche dai ragazzi di Black Widow; ovvero la recente chiusura (maggio 2013) di Fotomondial, negozio di Via del Campo per la vendita di strumenti musicali, apparecchiature fotografiche e tecnologie di ogni genere. La chiusura è passata un po’ inosservata, ma dalla Black Widow esprimono il loro rammarico per la perdita di uno degli storici approdi musicali di Via del Campo, la strada dalla tradizione musicale più importante nel panorama genovese. Oggi, al posto di Fotomondial, aprirà un supermercato della catena Ekom: «Sempre meglio di avere le saracinesche chiuse -commentano- ma è crollato un pezzo della storia musicale genovese, proprio in una via simbolo della tradizione cantautorale».
Anche la visita a Taxi Driver ci conferma il quadro positivo, la stessa tendenza delineata dai colleghi di Via del Campo: «Da 3 anni siamo qui a presidiare la Maddalena: è una scelta consapevole, ma difficile perché siamo esclusi dalle rotte tradizionali del turismo e perché il quartiere è ancora percepito come pericoloso e ostile e per questo scarsamente frequentato. Tuttavia, c’è buona risposta da parte dei turisti, che si fermano e acquistano pezzi rari a prezzi più alti dei genovesi. Genova è una buona palestra: se si riesce a vendere su questo mercato, vuol dire che si è in grado di vendere ovunque. Abbiamo una clientela affezionata e fedele fatta di appassionati, giovani e meno giovani, per questo siamo in grado di sopravvivere. La crisi musicale e la crisi economica non fermano gli acquisti, nonostante non si tratti di beni di primaria necessità. Potremmo scegliere di vendere solo online, per tagliare i costi e aumentare i profitti, ma non pensiamo che questa scelta paghi: in questo tipo di commercio serve “qualcosa in più”, il rapporto fisico e interpersonale con il cliente, il dare consigli e offrire competenze».
I dati di mercato sono incoraggianti. Tra 2011 e 2012, le vendite mondiali di vinili sono aumentate del 17,7%, raggiungendo i 4 milioni e 600 mila dischi venduti. Il report 2013 della IFPI – Federazione internazionale dell’industria fonografica fornisce dati rassicuranti a livello internazionale (con particolare attenzione al mercato statunitense): quest’anno le vendite di vinili hanno raggiunto il picco più alto dal 1997; nel 2012 sono stati spesi complessivamente 171 milioni di dollari in dischi (il 50% in più rispetto al 2011), soprattutto grazie agli investimenti dei collezionisti, che non rinunciano all’acquisto di beni “limited edition” e oggetti da collezione, con prezzi alti.
Nel 2011 anche in Italia il mercato del vinile si è aggirato sui 2,1 milioni di euro, il quarto mercato europeo dopo Germania, UK, Francia, Paesi Bassi, e il settimo nel mondo (in cui, sempre nel 2011, il mercato dei vinili ha mosso 115,4 milioni, il 28,7% in più del 2010). Sembra che la folta comunità di appassionati non voglia rinunciare, nonostante la crisi, all’acquisto di vinili e simili. Soprattutto, si tratta di oggetti dal valore affettivo e sentimentale, acquistati in larga parte dalla generazione di nostalgici over-40, ma non solo. Stesso trend inizia a riscontrarsi anche tra i più giovani, che percepiscono il vinile come oggetto vintage, alla moda, simbolo di una generazione che guarda al passato e fa degli oggetti musicali un feticcio, un simbolo, un ritorno alla grande tradizione musicale, scalzata dall’era degli mp3. Stando all’indagine della Icm Research (UK) il 15% (circa uno su sette) degli under-30 ha acquistato nell’ultimo anno almeno un disco in vinile, dato che conferma come proprio i giovani (più all’estero, in Gran Bretagna, ma anche in Italia) guidino la crescita del mercato dei dischi tradizionali.
Che cosa acquistano i collezionisti o semplicemente i festicisti del vinile? Di tutto: dal vintage anni ’60-’70 dei Beatles e Rolling Stones, ai più recenti degli anni ’90. I generi prediletti? Tutti, dal rock al reggae, dalle band cult a quelle di nicchia. La tendenza è confermata anche dal fatto che di recente artisti contemporanei, sia del panorama underground che quelli delle major abbiano scelto di produrre, accanto al classico CD, anche la versione LP, sintomo che questa tendenza all’acquisto “vintage” è stata recepita a livello globale.
Elettra Antognetti
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