Un'iniziativa, organizzata da Radicali e Socialisti, insieme ai parenti dei detenuti, a sostegno della battaglia di Marco Pannella e per esprimere vicinanza ai reclusi
Un presidio davanti alla casa circondariale di Genova Marassi, un Natale diverso organizzato da Radicali e Socialisti, insieme ai parenti dei detenuti, per sostenere la battaglia che da anni conduce Marco Pannella in difesa dei diritti dei reclusi, quotidianamente calpestati all’interno dei penitenziari italiani.
L’iniziativa “Natale a Marassi”, si svolgerà il 25 dicembre dalle ore 9:30 alle 11:30 «Per dare un segno diverso alle festività e dare un concreto sostegno a Marco Pannella, noi Radicali insieme ad esponenti del PSI genovese abbiamo organizzato un presidio di militanti e di parenti di detenuti davanti ai cancelli del carcere di Marassi, con battitura di stoviglie, per esprimere vicinanza ai reclusi proprio nel giorno in cui la disperazione e l’abbandono sono più sentiti e sofferti».
«Da tredici giorni Marco Pannella sta conducendo una dura e straordinaria lotta per richiamare l’attenzione delle istituzioni su due punti principali: sulla necessità e urgenza di affrontare la crisi della giustizia e l’emergenza del sovraffollamento delle carceri; sul silenzio dell’informazione e l’assenza di ogni confronto-dibattito sulla questione, che imporrebbe importanti decisioni legislative – continua la nota di Radicali e PSI – Il drammatico sciopero della fame e della sete di questi giorni è l’ultimo di una serie di iniziative che da anni il Partito Radicale conduce per denunciare come sia fuori legge, rispetto alla nostra Costituzione, lo Stato di diritto nel nostro Paese. Basti pensare a come il Parlamento ignorò completamente quanto deliberato dai cittadini con il referendum “Tortora” del 1987, per l’introduzione nel nostro ordinamento di una effettiva responsabilità civile dei magistrati. Nel solco delle tante battaglie che hanno segnato positivamente la vita politica e civile della nostra società, oggi Marco Pannella continua a denunciare lo stato drammatico delle carceri italiane, epifenomeno di una giustizia penale e civile che, oltre a tenere sotto scacco le vite dei cittadini, contribuisce non poco ad aggravare la crisi economica in corso, con costi elevati per le nostre imprese (basti pensare al dramma dei ritardi nei pagamenti e ai dati contenuti nel rapporto Doing Business 2012 della Banca Mondiale), senza contare le continue e pesanti condanne da parte della giurisdizione europea».
Aggiornamento 26/12/2012:
REPORT DELLA VISITA ISPETTIVA CONDOTTA OGGI A MARASSI DA UNA DELEGAZIONE COMPOSTA DA RADICALI E SOCIALISTI, ACCOMPAGNATA DAL SEN. CLAUDIO GUSTAVINO E DELL’ON. MARIO TULLO.
Oggi, 26 dicembre 2012, una delegazione di Radicali e Socialisti, accompagnati dall’on.Mario Tullo e dal sen. Claudio Gustavino, ha condotto una visita ispettiva di circa due ore presso il carcere di Marassi. La delegazione era composta da Michele De Lucia, tesoriere di Radicali Italiani; Deborah Cianfanelli, membro di direzione di Radicali Italiani; Marta Palazzi, segretaria dell’associazione Radicali Genova; Angela Burlando, del Partito Socialista Italiano di Genova.
La visita è avvenuta dopo 14 giorni di sciopero totale della fame e della sete di Marco Pannella, “per l’Amnistia, la Giustizia e la Libertà”.
«Marassi è il carcere più grande della Liguria, con una capienza di circa 450 posti, ma si trova, come gli altri istituti, in una situazione di endemico sovraffollamento: al momento della visita infatti i detenuti risultano essere 733, quasi il doppio del limite stabilito dalla legge – spiega una nota diramata dai Radicali –Tra questi, i condannati definitivi sono 251, un percentuale davvero bassa, ennesima testimonianza del malfunzionamento della giustizia italiana».
«Il carcere dispone di un centro clinico con 45 detenuti: il primo piano dedicato al cosiddetto sostegno integrato, con l’assistenza di uno psichiatra tutti i giorni dalle 8 alle 19 e la presenza di alcune cooperative sociali che si occupano di far svolgere alcune attività ai 10 reclusi. Il secondo piano è dedicato ai casi che necessitano di assistenza sanitaria. Si tratta di detenuti con problemi di salute provenienti da tutta la Liguria, in quanto Marassi è l’unica struttura che può ospitarli. Al terzo piano, separati dagli altri, vi sono i malati di HIV. Ogni cella, di uno o due letti, dispone di bagno e doccia, grazie alla ristrutturazione completata di recente».
«A margine si fa notare come patologie quali l’HIV o epatite C, di cui sono affetti buona parte dei detenuti tossicodipendenti, sono totalmente incompatibili con il regime carcerario, e soprattutto non consentono l’applicazione della legge 230/99, che prevede pieno accesso all’assistenza sanitaria per tutti i cittadini, anche se reclusi – continua la nota – L’art. 94 della legge sulle tossicodipendenze (la Fini-Giovanardi) prevede l’affido per uso terapeutico, che tuttavia nei fatti è precluso alla totalità degli immigrati e applicato in modo solo parziale ai tossicodipendenti italiani».
«L’ispezione è proseguita nella sezione II, riservata ai condannati definitivi. In questa sezione il sovraffollamento raggiunge punte drammatiche: la media per ogni cella è di 8-9 detenuti, che dormono in letti a castello di due o tre piani: in ogni cella c’è un solo bagno per tutti, mentre le docce sono ancora in comune, cinque per ogni piano. I lavori per installare la doccia in ogni singola cella sono iniziati a partire dall’ultimo piano della II sezione. I detenuti sono quindi costretti in pochi metri quadrati per 20 ore al giorno, tranne le due ore d’aria mattutine e due pomeridiane».
«Nella III sezione sono reclusi i detenuti con sentenza definitiva, ma in regime di custodia attenuata o di semilibertà: si tratta di tossicodipendenti od ex tossicodipendenti che possono circolare liberamente fuori dalle proprie celle, dotati di cucina, spazi in comune, stanze con due letti, bagno in cella e docce in comune».
«Un dato positivo è rappresentato dalla scolarizzazione: un corso di elementari, due di scuola media, un corso odontotecnico con laboratorio frequentato da 23 persone; un corso di grafica pubblicitaria frequentata da 20 persone. Il provveditorato agli Studi ha destinato un’apposita sezione scolastica per il carcere di Marassi».
«Gli sforzi della direzione carceraria vanno verso un maggiore coinvolgimento dei detenuti in attività all’esterno del carcere: questa volontà però si scontra con il taglio dei fondi e delle borse di lavoro erogate dalle amministrazioni per poter garantire una attività lavorativa ai detenuti – sottolinea il comunicato stampa – Vi sono state alcune esperienze positive recentemente, come il lavoro di ripulitura del cimitero di Staglieno eseguito da 15 detenuti per 6 mesi, ma sono operazioni di difficile ripetibilità. Il carcere dispone di una panetteria, in cui lavorano solo 4 addetti, ed una falegnameria, inutilizzata per la maggior parte del tempo per mancanza di appalti. All’interno del carcere viene svolto un laboratorio teatrale ed è in corso la costruzione di un teatro vero e proprio».
«Nonostante gli sforzi del personale di polizia penitenziaria e degli operatori carcerari per garantire il miglior funzionamento possibile dell’istituto, persistono anche a Marassi i problemi che affliggono tutte le carceri italiane e più complessivamente, a partire dal sovraffollamento, lo stato di illegalità che ha fatto collezionare al nostro Paese condanne su condanne ad opera della Corte europea dei diritti dell’uomo, al punto che l’Italia si trova sotto il costante monitoraggio da parte del Comitato dei Ministri della Corte Europea – conclude la nota – Il carcere è più che mai uno dei più gravi epifenomeni dello sfascio della giustizia, i cui gravissimi effetti e costi in termini civili, sociali, politici ed economici sono sempre più evidenti».