No free jobs: il web si mobilita contro il precariato. Scopri cosa sta succedendo su Facebook e Twitter
A volte sembra di vivere in un altro mondo. Chi si limita (ammesso che di limite si tratti) a informarsi leggendo il giornale, per non parlare di chi guarda solo la televisione, non ha idea di quante cose possono accadere sui social network mentre il mondo va avanti per conto suo.
Un esempio sono gli indignados del web, che nelle ultime settimane hanno creato vere e proprie mobilitazioni virtuali di massa per monitorare l’informazione sugli eventi caldi del momento. Qualche esempio? Il corteo di Roma dello scorso 15 ottobre, il movimento Occupy Wall Street, la recente caduta del governo. Il tutto a colpi di fan page su Facebook e di hashtag su Twitter.
[Parentesi per i neofiti: gli hashtag sono cancelletti “#” che su Twitter vengono posizionati prima di una parola o un insieme di parole, così da etichettare quelle parole e renderle più facilmente rintracciabili]
L’ultima protesta nata in rete è NoFreeJobs, niente lavoro gratis: sulla scia della mappa degli stage indecenti lanciata dal sito web Repubblica degli Stagisti – che da alcuni anni si dedica a denunciare aziende che sfruttano o sottopagano giovani (e non solo) precari – l’esperta di comunicazione sui social media Cristina Simone ha replicato a un post su Facebook del collega Paolo Ratto creando su Twitter l’hashtag #noFreeJobs.
Un rimbalzo tra un social network e l’altro che in poco meno di una settimana ha mobilitato migliaia di utenti con proposte e testimonianze: mentre scriviamo, la fan page No Free Jobs su Facebook ha già raccolto oltre mille fan, mentre il corrispondente account Twitter ha circa 400 follower. E l’hashtag di cui sopra, #noFreeJobs, tiene conto in tempo reale di tutti i messaggi degli utenti: polemiche a parte (che su questo argomento sono purtroppo inevitabili), perché non date un’occhiata?