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Notiziario politico, gennaio 2014: quanto conta quel che non accade

E dunque non v'è dubbio, la strada giusta è quella che stiamo seguendo da più di vent'anni: esecutivi forti, governi lunghi, opposizioni “costruttive”, possibilmente remissive, pochi parlamentari preferibilmente poco interessati


17 Gennaio 2014Rubriche > "Polis" Critica Politica

Palazzo ChigiIn questo albore di 2014, è doveroso aprire qualunque riflessione politica partendo dalla notizia della Lega Nord che attacca il ministro Kyenge: nella maggioranza è tutto un grido di dolore per il “razzismo strisciante”. Strano, le camicie verdi sembravano così aperte e tolleranti. E proprio non era mai successo in tutta la storia dell’uomo che in tempi di crisi a qualcuno venisse la bella idea di prendersela con gli stranieri.

Ma veniamo alle questioni che pesano davvero: nei palazzi che contano, tanto per cambiare, si parla di legge elettorale. E tanto per cambiare Renzi pensa di parlarne un po’ con Berlusconi. I primi amori – si sa – non si dimenticano facilmente. Questa volta i due sarebbero già d’accordo sul merito della questione: puntare sul “modello spagnolo”, un proporzionale che in Spagna sembra abbia avuto spesso “esiti maggioritari”. In questo modo si raggiungerebbe lo scopo, da una parte, di “accontentare” la Consulta, che ha bocciato il Porcellum proprio per l’abnorme premio di maggioranza; e si otterrebbe anche, dall’altra parte, la tanto sospirata “governabilità”: una maggioranza di governo che per cinque anni può fare quello che vuole.

È stato questo l’obiettivo politico di tutta questa gloriosa seconda repubblica, la quale – vivaddio! – ci ha già regalato un’intera legislatura sotto la guida di Berlusconi (2001-2006), ma ha ancora da farsi perdonare il fatto di non aver potuto impedire che il Cavaliere venisse disarcionato anzi tempo per ben due volte (1996 e 2011). E dunque – non v’è dubbio – la strada giusta è quella che stiamo seguendo da più di vent’anni: esecutivi forti, governi lunghi, opposizioni “costruttive”, possibilmente remissive, pochi parlamentari, possibilmente anche poco interessati, e tutto questo per fare più in fretta quello che già facciamo male (in barba al fatto che – guarda un po’… – quando si andava piano, si andava sano ma lontano).

Restiamo su Renzi, è lui il protagonista di questo gennaio 2014. Il neo-segretario PD è impegnato anche su un altro fronte: quello della riforma del lavoro, con il mitico “jobs act”. Nell’attesa di capire cosa questo dovrebbe essere nelle intenzioni manifeste (ma soprattutto, nel passaggio dal dire al fare, cosa può facilmente diventare in altre intenzioni un po’ meno manifestabili…), mi limito ad osservare quello che insegnava il Manzoni: se per spiegarti una cosa non usano la tua lingua, ma un qualche “latinorum”, sta sicuro che cercano di fregarti.

Ma in effetti Renzi non è Renzo: il personaggio dei Promessi Sposi era l’oppresso, la cui diffidenza si acuiva per via delle “circostanze” (cioè perché si cercava di sbarrargli la via all’alcova nuziale – segno che talvolta un po’ di sano “desiderio” serve anche ad aguzzare l’ingegno…); Renzi, invece, è quello che gli oppressi li dovrebbe difendere. Il problema è che questi cocciutamente si ostinano a non riconoscere che «l’Italia e l’Europa non sono state distrutte dal liberismo; al contrario il liberismo è un concetto di sinistra» (intervista al Foglio, giugno 2012). Ma adesso tutto cambierà: il liberismo sbarca a sinistra. Capito, la novità? Dopo vent’anni di profitti che calano e salari che crescono all’impazzata (come tutti sanno e come si vede bene, ad esempio, da qui) una rottura ci voleva proprio! Come diceva Guzzanti, il liberismo ha fallito in tutto il mondo, ma in Italia vogliamo dargli un’altra possibilità.

Cosa mi sto dimenticando? Ah si! Una cosa mai vista: spese pazze nelle regioni! Pare, infatti, che la magistratura abbia accertato un fatto di cui in Italia nessuno sospettava l’esistenza: i consiglieri ragionali farebbero passare come spese di rappresentanza le spese personali. L’indignazione popolare ha colmato la misura quando si è saputo che una consigliera si è fatta rimborsare l’acquisto di un paio di mutandine! Ma ora fortunatamente lo scandalo è venuto a galla, grazie anche all’implacabile lavoro della stampa italiana, che restituisce sempre ai cittadini le notizie di cui davvero essi hanno bisogno! Possiamo sperare così, che messi al gabbio questi proci e fermato il loro gozzoviglio, cessino quegli sperperi che notoriamente sono la sola e inequivocabile causa dell’attuale crisi…

 

Andrea Giannini


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