Bandi provinciali, burocrazia e polemiche hanno costretto a rinunciare alla rassegna “Luci sui forti” e hanno consentito la realizzazione di un solo spettacolo. Ma Muvita rilancia per la prossima estate con il "Festival del Porto"
Alzi la mano chi, quest’estate, ha sentito la mancanza dell’ormai consueta programmazione teatrale all’ombra della Lanterna? Certo, lo scorso fine settimana è stato allestito lo spettacolo “100% portuali” a cura della compagnia “La pozzanghera”, ma si trattava più che altro di un’anticipazione della prossima stagione estiva, quella del 2014, quando nel parco che sorge attorno al faro genovese verrà ospitato il “Festival del Porto”. Che fine ha fatto, invece, quest’anno quel ricco cartellone di spettacoli che era ormai solito vedere impegnati anche gli storici protagonisti della rassegna “Luci sui forti”? Insomma, perché la stagione estiva 2013 è sostanzialmente saltata? Le ragioni, che Era Superba è in grado di spiegarvi in maniera piuttosto dettagliata, vanno ricercate soprattutto in un sottile intreccio burocratico e nell’ormai consueta mancanza di fondi da investire sulla cultura.
«Mi ci sono ammalata dietro a questa storia. Non dormivo più. Non facevo altro che fumare. Mi sono sentita tradita, beffata». Inizia così il suo racconto, Giovanna Vitagliano, storica organizzatrice della kermesse “Luci sui forti”, che ci ha voluto spiegare che cosa, a suo dire, sia successo. «Dopo 24 anni che facevo “Luci sui forti”, gli ultimi due proprio nel parco della Lanterna, dove la Provincia mi aveva pregato di allestire una lunga stagione per questa estate, mi sono ritrovata a dover lasciare a casa una trentina di compagnie teatrali a pochi giorni dalla messa in scena. Hanno fatto tutto ad arte perché non volevano investire un euro». Sorseggiando il suo caffè, la signora Giovanna ci spiega che la scorsa primavera, mentre stava già lavorando al cartellone da un paio di mesi, Provincia di Genova e Muvita (società al 100% di proprietà dell’istituzione a cui, tra l’altro, è affidata la gestione della Lanterna), la informano che l’unico modo per poter accedere agli spazi sarebbe stata la partecipazione a regolare gara pubblica. «Nonostante le mie preoccupazioni di veder saltare un lavoro già in corso di realizzazione, decidiamo di partecipare al bando, non prima di aver ricevuto diverse rassicurazioni sul buon esito».
«Abbiamo fatto un bando perché la Lanterna è un’area pubblica – risponde il direttore della Fondazione Muvita, Marco Castagna – la cui assegnazione deve sottostare a delle regole e delle procedure ben precise. A maggior ragione, visto che l’area veniva concessa sostanzialmente a titolo gratuito e che la signora Vitagliano avrebbe fatto spettacoli a pagamento, ci sembrava corretto muoverci attraverso un bando pubblico. Non sarebbe stato giusto se alla signora Vitagliano, a cui avrei dato lo spazio per 15 serate a pagamento, avessi regalato il personale che per la Provincia ha un costo. Sarebbe stato l’equivalente di una sponsorizzazione che io, però, non posso fare».
Tuttavia, la domanda della signora Vitagliano, a suo dire unica partecipante al bando, viene respinta due volte per mancanza di requisiti formali. «Nessuno voleva impedire nulla a chicchessia», spiega Castagna. «Lei ha pensato che si trattasse di una questione di antipatie nei suoi confronti ma non è così. È tutto trasparente. Si tratta di questioni formali e oggettive che per una società pubblica sono sostanziali».
Intoppi e ritardi, a cui si sarebbe potuti tranquillamente soprassedere dal momento che non essendoci stato alcun vincitore del bando, si decise di proseguire a trattativa privata. Una trattativa che si arena ben presto, non appena entra in ballo l’aspetto economico.
«Sapevamo fin dall’inizio che non ci sarebbe stata alcuna disponibilità economica da parte degli organizzatori – riprende Giovanna Vitagliano – se non per la copertura delle utenze e per i costi i costi di allestimento dei palchi. Ma ci siamo trovati spiazzati di fronte alla richiesta di pagamento del servizio di sorveglianza, nonostante potessimo disporre in autonomia di un servizio gratuito, e di una fidejussione da 50 mila euro a garanzia degli spazi occupati. Tra l’altro, verbalmente ci era stato fatto intendere che ci sarebbero potuti essere anche dei problemi sulla copertura dei costi per palchi, sedie e trasporti del materiale».
«Chiedevamo semplicemente la copertura dei costi del servizio di presidio – ribatte Castagna – peraltro effettuato da una cooperativa sociale. Stiamo parlando di 160 euro a serata, solo per le ore di spettacolo dalle 19 a mezzanotte; per allestimenti e altro non avremmo chiesto nulla. È una questione di sicurezza: nel contratto che la fondazione Muvita ha con la Provincia, c’è l’obbligo di presidio e controllo da parte della Fondazione per qualunque evento che venga fatto in quell’area. La signora Vitagliano sta facendo una polemica che a mio modo di vedere non ha ragione d’essere. Gli anni precedenti avevamo (poche) risorse della Provincia – 5 mila euro con cui è stata coperta circa una quindicina di spettacoli – che ci consentivano di sostenere anche i costi di guardianaggio. Quest’anno, invece, la Provincia ci ha dato lo spazio senza budget ma con l’obbligo di copertura del personale».
E per quanto riguarda la richiesta di fidejussione? «Per la concessione della Lanterna, come previsto dal regolamento, la Provincia chiede da tre anni la sottoscrizione di un contratto disciplinare in cui è prevista una fidejussione o un’assicurazione a tutela del bene monumentale. Questione su cui nessuno ha mai storto il naso. Ad esempio, il 7 settembre i “Fedelissimi” della Sampdoria hanno fatto la loro festa e si sono pagati la loro assicurazione».
Comunque intenzionata a non mollare la presa, Vitagliano decide di chiedere una partecipazione economica alle stesse compagnie coinvolte negli spettacoli. «Tra assicurazione e spese varie eravamo arrivati a superare i 10 mila euro di costi. Naturalmente metà delle compagnie si sono tirate indietro ma abbiamo chiesto a Muvita di procedere con il contratto. Peccato che questo ci sia arrivato solo tre giorni prima del debutto, previsto per il 3 luglio. Impossibile pensare di organizzare tutto, promozione e conferenza stampa compresa in così poco tempo. Era stato tutto realizzato ad arte perché Provincia e Muvita, che continuavano a passarsi la palla, non volevano spendere neanche i soldi per l’allestimento del palco. A quel punto siamo stati costretti a tirarci indietro. Certo, avrei potuto fare ricorso ma non mi sono sentita di mettermi contro le istituzioni. E mi arrabbio con me stessa perché sono scesa a compromessi. Ma a costo di andare sul pennone di non so cosa o di farlo per strada, può stare pur certo che “Luci sui forti” non morirà. Lo scriva, mi raccomando».
«Sono il primo a rammaricarmi che alla Lanterna quest’anno non ci siano stati spettacoli – dice molto sinceramente il direttore di Muvita – però gli spettacoli costano. Nessuno vuole impedire che Lanterna diventi un luogo aperto alla città. Figuriamoci. È da più di dieci anni che ci siamo e cerchiamo di gestirlo in quell’ottica. E lo vorremmo molto più attivo che adesso. Ma la situazione economica della Provincia, e degli enti pubblici in generale, è sotto gli occhi di tutti. Io devo muovermi tra esigenze di budget ed esigenze di trasparenza. Non vorrei che sembrasse che siamo quelli che non vogliono fare le cose per non lavorare. La Provincia mi ha dato un bene in gestione che è Lanterna: è ovvio che per coprire i costi devo lanciare delle iniziative. La dimostrazione che abbiamo voglia di fare è data dal fatto che sono andato a cercami dei fondi europei per organizzare il Festival del porto per il prossimo anno».
Una telenovela senza fine, che ha ancora un’ultima puntata. «Per provare a spostare la rassegna quantomeno a settembre – racconta la signora Vitagliano, avviandosi verso la conclusione – chiediamo un ultimo incontro a Provincia e Fondazione, al quale partecipano anche le nostre due compagnie storiche. Per salvare capra e cavoli, Castagna ci illustra il progetto del “Festival del Porto” per il 2014 e propone già per quest’anno un’anteprima, senza spese, alla compagnia “La pozzanghera”, che aveva in programma proprio uno spettacolo a tema portuale. Avrei preferito che non avessero accettato, ma almeno siamo riusciti a dare un minimo di continuità a “Luci su forti”. Non senza litigi anche per la presenza del nostro logo sui manifesti dello spettacolo che è andato in scena lo scorso weekend».
Il bilancio, dunque, è quello di una partita senza vincitori. E di una situazione sempre più tragica per le finanze pubbliche da investire sulla cultura. La partita, però, potrà essere nuovamente giocata la prossima estate, quando all’ombra della Lanterna troverà spazio il Festival del Porto, finanziato con circa 9 mila euro da un bando europeo. Tolti i costi interni, rimarranno 5 mila euro che Muvita metterà a disposizione per una decina di compagnie teatrali. Le selezioni avverranno nel corso dell’anno attraverso uno specifico bando. Insomma, il 2013 ormai è andato, adesso tocca rimboccarsi le maniche per la prossima estate.
Simone D’Ambrosio