Elena Travi è una studentessa genovese che ha creato uno spazio dove analizza la pubblicità locale: l'abbiamo intervistata
Fate un esercizio: uscite di casa e date un’occhiata al primo manifesto pubblicitario che trovate per strada. A caldo, anche senza essere competenti in materia, cosa ne pensate? È ben fatto dal punto di vista estetico? Vi invoglia a visitare quella mostra o comprare quel prodotto? L’idea è interessante?
Ogni manifesto pubblicitario è il frutto del lavoro di grafici, copywriter e altri esperti del settore. Elena Travi è una ragazza di 22 anni che ambisce a diventare una di loro: studia alla facoltà di Scienze della Comunicazione e in questo periodo sta svolgendo il tirocinio a Nuovaset, agenzia di comunicazione di Genova.
Tra le sue attività, Elena ha creato una pagina Facebook che sta suscitando molto interesse a Genova: Pubblicità fai da te – Ahi ahi ahi analizza manifesti e spot che troviamo sui principali quotidiani e nelle strade di Genova, con occhio critico e un pizzico di ironia. Un modo per “imparare divertendosi” alla ricerca di buoni esempi ed errori, attraverso un mezzo di comunicazione alla portata di tutti. «Facebook è il social network attualmente più utilizzato e di conseguenza il mezzo più immediato e semplice per ottenere un riscontro esterno, un contato diretto con altre opinioni. Il web può essere un ottimo mezzo se utilizzato correttamente, ma ‘fare pubblicità’ non è semplice come sembra ed esistono delle regole ben precise. Credo che la differenza poi si veda nella pratica: se non si ha nulla da dire le persone lo capiscono».
Quali sono queste regole? «In una campagna pubblicitaria non possono mancare chiarezza, immediatezza e una grafica attenzionale. Da non fare: dare informazioni in eccesso o in difetto e soprattutto non risultare comprensibili».
Oltre all’analisi di pubblicità di prodotti commerciali, c’è anche spazio per valutare la comunicazione di eventi di grossa portata, come la mostra di Steve McCurry inaugurata da poco a Palazzo Ducale. Questa l’opinione di Elena in merito: «La scelta di analizzare la pubblicità di McCurry è stata fatta come esempio della disattenzione verso alcune informazioni, se non determinanti sicuramente utili. Non capisco il motivo (se non per una forte presunzione intellettuale) per cui si sia dato per scontato che Steve McCurry abbia un alto tasso di notorietà e che l’evento sia una mostra fotografica.
A ciò si aggiunge che trovo “obbligatorio” comunicare se un evento è a ingresso libero o a pagamento. Questo è ancora più importante se chi propone l’evento è un soggetto pubblico. La comunicazione è anche un servizio quindi l’informazione dovrebbe essere esaustiva».
Marta Traverso
[foto di Roberto Manzoli]