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Berlusconi e la campagna elettorale: fra tante balle, qualcosa di vero

Dopo lo show con Michele Santoro a Servizio Pubblico, facciamo il punto sulla campagna elettorale del Cavaliere, esperto "piazzista" e venditore. Ma fra tante bugie, c'è anche qualche affermazione vera


18 Gennaio 2013Rubriche > "Polis" Critica Politica

Silvio Berlusconi, elezioni 2013Le balle raccontate da Berlusconi a Servizio Pubblico sono state talmente tante che non si riescono nemmeno a contare. Facciamo prima a concentrarci sulle cose vere. Anche se può sembrare strano, infatti, persino al tre volte ex-primo ministro qualche cosa giusta ogni tanto scappa. D’altronde, se vi foste pentiti di aver dato retta in passato ai temi della sua propaganda, oggi non avreste comunque imparato nulla, se foste talmente ingenui da voler negare per principio ogni asserzione del Cavaliere, passando così da un estremo all’altro.

In realtà, come aveva capito già negli anni ’90 chi lo aveva conosciuto bene (ad esempio Indro Montanelli), Berlusconi è essenzialmente un piazzista: e come tutti i piazzisti non si preoccupa di dire cose vere o false, ma di vendere (oppure, se preferite, di rifilare la proverbiale “sòla”). Pertanto mentire sistematicamente non gli serve e non gli interessa: perché, se si danno versioni completamente slegate dalla realtà, prima o poi chiunque si accorge che c’è qualcosa che non va. Al contrario, per convincere le persone, bisogna imparare a mischiare con una certa abilità verità e falsità: è così che, se si trovano delle opinioni condivise da infilarci dentro, anche teorie strampalate possono essere credute.

Certo, come (penso) la maggioranza di voi, anche io ritengo che il Cavaliere abbia sempre parlato ed agito pro domo sua, e che delle sue promesse non ci si possa fidare: state ben sicuri, dunque, che non sarò io ad invitarvi a votarlo. Ma bisogna ammettere che Berlusconi – anche la settimana scorsa a Servizio Pubblico – in mezzo a moltissime stupidaggini ha detto pure cose vere e cose giuste: cose che gli altri partiti non dicono e cose che Santoro e il suo staff hanno ingiustamente criticato.

 

“Il debito pubblico non c’entra niente con la crisi”

Lo sapete già, perché l’ho scritto tante di quelle volte che ho perso il conto. Non è tanto importante che oggi il debito pubblico superi la cifra in apparenza spaventosa di 2000 miliardi di euro. Quello che è importante è il valore del debito in percentuale sul prodotto interno lordo (il totale dei beni e dei servizi prodotti da un paese). Ora, se fosse vero quello che ci viene raccontato, vale a dire che la crisi dipende dal fatto che abbiamo sperperato denaro alimentando la fantomatica “spesa pubblica improduttiva” (cioè una pletora di forestali calabresi, le inutili provincie, le spese pazze di “Er Batman” Fiorito, eccetera), allora sarebbe logico aspettarsi di vedere un debito pubblico che aumenti negli anni precedenti la crisi: cioè il rapporto debito/PIL sarebbe salito via via fino a superare una certa soglia insostenibile. Peccato che sia successo esattamente l’opposto. Il picco più alto di sempre nella storia del rapporto debito/PIL era stato toccato nel 1994 (a maggio di quell’anno il Cavaliere cominciava la sua avventura a Palazzo Chigi): 121,84%. A distanza di 13 anni, nel 2007, pur con alle spalle già due governi Berlusconi, il debito  aveva raggiunto il 103,9%: quasi 18 punti percentuale in meno. Quindi destra, sinistra, centro, spese pubbliche, forestali calabresi, dipendenti pubblici fannulloni, casta, mignotte e politici corrotti tutti insieme niente avevano potuto fare per mandarci in rovina: al contrario eravamo sui binari del risanamento di quello che (secondo l’UE, almeno) è uno degli indicatori più importanti per la salute della nostra economia.
Poi però scoppia la crisi e il debito comincia a galoppare: siamo andati al 106,3% nel 2008, al 115,98% nel 2009, ancora nel 2010 al 117,21% ed infine nel 2011 siamo tornati quasi al punto di partenza: 120,71%.
Da quando è arrivato Monti, però, le cose… sono rimaste le stesse. Anzi, siamo già arrivati a quota 126,4% e probabilmente chiuderemo il 2012 con un valore ancora più alto, cioè il record storico di sempre. Direi che il quadro è inequivocabile. Non è il debito pubblico che spiega la crisi, ma al contrario la crisi che spiega il debito: e le politiche che dovevano ridurlo l’hanno in effetti aumentato. Chi vi dice il contrario, sostenendo che sia tutta colpa dei politici spreconi o delle spese pazze, vi sta mentendo. E anche chi mantiene un atteggiamento ambivalente, come Grillo, non rende un buon servizio all’opinione pubblica.

 

Il “complotto” per farlo fuori

Quando a fine 2011 la Merkel e Sarkozy se la ridacchiavano alle domande sul nostro premier, non era un mistero che Berlusconi non fosse più considerato un partner affidabile. Non sappiamo se siano veri i retroscena: la telefonata a Napolitano giunta direttamente da Berlino (come giurano i bene informati), o la scenetta di Draghi e Berlusconi che si mettono a scriversi da soli la lettera di impegni che poi la BCE recapiterà al governo italiano (come sostiene l’allora ministro dell’economia Giulio Tremonti). Ma è poco importante. Il punto è che l’Europa ci chiedeva di stringere la cinghia e il Cavaliere non voleva metterci la faccia, perché non voleva che fosse il suo governo a “mettere le mani nelle tasche degli Italiani” (tant’è che anche oggi cerca di sorvolare sul fatto che i suoi parlamentari abbiano votato tutti gli inasprimenti fiscali del governo dei tecnici). Non è un mistero che Bruxelles premesse per un avvicendamento e che fosse favorevole a una personalità come quella di Mario Monti: ragion per cui possiamo ben dire che il cambio di governo “ce lo ha chiesto l’Europa”. E chi pensa che questa sia un’intromissione nella sovranità nazionale di un paese, ha ragione: la strada è sempre stata e sempre sarà quella di cedere sovranità nazionale alle istituzioni europee. Quindi Berlusconi si sbaglia solo nell’adoperare il termine “complotto”: perché in effetti l’hanno fatto fuori in un modo abbastanza palese.

 

La Germania si libera dei nostri titoli di Stato

Berlusconi ha più volte citato, negli ultimi tempi, il famoso episodio della vendita, da parte della Deutsche Bank, di titoli di Stato italiani per un valore di circa 8 miliardi. Era il 2011, e allora diversi voci (tra gli altri Massimo Mucchetti, oggi candidato del PD, sul Corriere della Sera e Report di Milena Gabanelli) sollevarono perplessità sulla manovra speculativa della banca tedesca, sottolineando come la mossa rischiasse di innescare una corsa al ribasso con conseguenti tensioni sui prezzi dei nostri Bot. E in effetti così andò: nel senso che lo spread pian piano aumentò la sua corsa, fino alle conseguenze che tutti sappiamo. Nel raccontare questa storia Berlusconi fa spesso confusione tra Bundesbank e Deutsche Bank (il che dimostra che ripete un copione “a pappagallo”, senza averlo capito); ma lapsus a parte, ancora una volta l’unica cosa fuori luogo è il termine “complotto”. Non possiamo sapere, infatti, se il governo tedesco sia davvero in grado di influenzare una banca privata, tanto da potergli ordinare addirittura un attacco speculativo contro un paese che minaccia di non allinearsi. Ma la cosa non ci interessa affatto. L’attacco della Deutsche Bank aveva finalità speculative: il che significa lucrare un profitto. C’è quindi bisogno di ipotizzare chissà quali oscure manovre per giustificare la mancanza di scrupoli con cui una banca d’affari fa soldi? E’ solo il mercato: funziona così. E attenzione: è questa la logica a cui ci stanno consegnando senza tanti misteri, semplicemente chiedendoci di liberalizzare ogni settore produttivo, di permettere al privato di “affiancarsi” al pubblico, di togliere le reti di protezione sociale e via dicendo. Dunque il fatto era noto, semplice e di grande rilievo. E tornando alla famosa serata di Servizio Pubblico, la giovane Giulia Innocenzi e soprattutto il ben più navigato staff di Santoro, dimostrando di non essere bene a conoscenza dell’episodio, hanno fatto la classica gaffe.

 

Andrea Giannini 

P.S. Qualcuno si chiederà: “ma è davvero così importante sapere che Berlusconi, a fronte delle molte balle raccontate su governo, IMU, tasse, costituzione, processi, mafia, diplomazia internazionale e vita sessuale, abbia detto anche qualche cosa di vero?” In realtà è più che importante, perché il Cavaliere avrà anche detto poche e sconclusionate verità, ma lo ha fatto su quegli argomenti che sono davvero decisivi. E se avete visto la trasmissione, avrete ascoltato anche l’intervento di quell’imprenditrice del Nord Est che ha spiegato molto bene come i settori produttivi del paese stiano cominciando a capire, dietro ai tanti discorsi dei politici, quale sia l’unica via di uscita dalla crisi ancora praticabile… 


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