Trasparenza, qualità e merito sono le tre parole chiave del documento che verrà firmato dagli Assessori Sibilla e Berlangieri: assemblea mercoledì 13 febbraio alla Sala Chiamata del Porto
È necessario cambiare lo status quo: quante volte abbiamo sentito pronunciare queste parole, nell’ambito delle più disparate situazioni, e le abbiamo viste volare al vento senza alcun riscontro concreto?
Qualcosa però, almeno nel contesto culturale genovese, sembra muoversi nella direzione opposta. Tilt Teatro, associazione costituita nel 2011 come trait d’union di venti compagnie teatrali indipendenti della Liguria, si è fatta promotore di dIstruzioni per l’uso, assemblea pubblica che si terrà mercoledì 13 febbraio 2013 (ore 10.30) alla Sala Chiamata del Porto.
Un evento a cui politici, rappresentanti della cultura e cittadini sono invitati per discutere e redigere proposte concrete di intervento su teatro e spettacolo del vivo in Liguria
Ho incontrato Anna Russo e Danilo Spadoni, rappresentanti di Tilt, per capire meglio le ragioni di questa iniziativa: «L’assemblea nasce dalla constatazione di una mancanza di progettualità sulla cultura in Liguria. Enti e associazioni sopravvivono grazie a una “politica assistenzialista dei bandi”, che attraverso finanziamenti annuali tampona i bilanci in deficit ma di fatto non mette in campo un investimento sulla cultura come fonte di benessere per la società. Le istituzioni hanno attualmente una visione “strumentale” della cultura: il documento programmatico che presenteremo mercoledì ha come scopo la creazione di una nuova impresa culturale, che parte dal mettere insieme risorse e competenze già presenti sul territorio per portare benessere alla città e nuove opportunità di lavoro».
L’assemblea culminerà pertanto con la firma “simbolica” di una carta d’intenti da parte degli Assessori alla Cultura di Comune e Regione, Carla Sibilla e Angelo Berlangieri. Tra i punti fondamentali del documento: ripensare la gestione di bandi e finanziamenti nell’ottica di una maggiore trasparenza; destinare spazi e locali inutilizzati di proprietà degli enti pubblici all’utilizzo per eventi e spettacoli, residenze artistiche e altre iniziative; istituire una commissione super partes per la verifica di qualità e impatto sociale delle iniziative culturali; creazione di una vera e propria impresa culturale locale, che metta insieme sinergie e competenze dei singoli operatori del teatro e dello spettacolo, a partire dal concedere maggiore spazio alle realtà che attualmente non riescono a lavorare.
La principale difficoltà per chi opera nella cultura è anzitutto accedere alla rete dei finanziamenti: le istituzioni annualmente assegnano un contributo tramite bando o extra bando, e lo stesso Tilt ha beneficiato di 5.000 € del Comune di Genova (finanziamenti ai progetti culturali 2012) e 4.000 € della Regione senza bando, per finanziare l’evento Vetrina Tilt.
Esistono però dei requisiti di accesso che rendono difficile la possibilità di fare domanda. «Il nostro documento programmatico nasce dal Piano triennale per lo spettacolo della Regione Liguria, approvato nel 2012 e in vigore fino al 2014. In sintesi, ciò che stiamo facendo non è altro che chiederne la piena applicazione secondo criteri “oggettivi e misurabili”: com’è possibile che il Piano ponga tra i suoi obiettivi la promozione dei nuovi soggetti, se per beneficiare dei nuovi finanziamenti bisogna dimostrare “comprovata attività professionale” o se fra i requisiti c’è l’aver già beneficiato dei finanziamenti in passato? Nel caso invece di bandi che riguardano progetti già attuati, con quale spirito un soggetto emergente può organizzare un evento sperando che a posteriori arrivino i fondi necessari a sostenerlo?».
Una politica resa ancora più difficile dal fatto che non esiste una cadenza regolare nei bandi – «da un anno all’altro non sappiamo mai se i bandi usciranno, in quale periodo dell’anno e quale sarà la cifra stanziata: questo rende difficile fare a priori progetti di ampio respiro» – e neppure nei finanziamenti extra bando, tanto che (pur trattandosi di soldi pubblici, per i quali è imposta per legge la massima trasparenza sulle spese) non è possibile sapere quanti soldi vengono stanziati e a chi.
Un secondo punto in questione è la qualità e l’impatto sociale degli eventi culturali: «Quando vengono assegnati i fondi, il beneficiario è tenuto solo a documentare come ha utilizzato il denaro. Le aziende hanno l’obbligo dell’ISO 9000, perché la cultura no? Non esiste una verifica sull’esito che il progetto ha avuto sul territorio: se io ottengo fondi per organizzare un festival, ma a questo festival non viene nessuno e/o riceve critiche molto negative, ma ho utilizzato correttamente i soldi che mi sono stati dati, ha senso che il prossimo anno mi vengano nuovamente dati i fondi?». La richiesta di Tilt è istituire una commissione super partes formata da rappresentanti nominati dai teatri e dagli altri enti culturali, che verifichi secondo criteri oggettivi la qualità dei progetti, il riscontro del pubblico e il loro impatto sul territorio.
Se la presenza delle istituzioni è confermata, i direttori degli altri teatri genovesi saranno presenti all’assemblea? «Proprio in questi giorni stiamo lavorando per contattarli e invitarli a partecipare alla stesura del documento programmatico. La loro presenza è fondamentale per avviare un percorso in rete: ognuno di loro avrebbe la possibilità di eleggere un proprio rappresentante nella commissione super partes, sarebbe un valido punto di partenza per fare rete e lavorare insieme».
Il concetto di “rete” è sempre più importante per chi opera nella cultura: Tilt è anche una delle tre realtà della Liguria ad aver aderito a Cresco (acronimo di Coordinamento delle Scene della Realtà Contemporanea), insieme al Teatro Akropolis di Sestri Ponente e a Kronoteatro di Albenga. «A marzo 2013 ospiteremo il primo convegno di Cresco in Liguria: auspichiamo che questo evento sia un secondo passo avanti dopo l’assemblea, e sarà l’occasione per ragionare su una maggiore valorizzazione dei lavoratori dello spettacolo, che attualmente sono una figura professionale atipica e senza tutele specifiche».
Marta Traverso