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Visco rappresenta meglio di chiunque altro la possibilità di conciliare un paese a maggioranza pro-euro con i terribili errori che questa posizione ha comportato
Per una volta voglio fare il giochino che piace tanto ad alcuni lettori: “Ma tu cosa faresti se fossi al posto di Renzi?”. Ecco, se io fossi al posto di Renzi, proporrei come Presidente della Repubblica Vincenzo Visco. Qualcuno si ricorderà di questo vecchio economista, già tecnico in area DC, poi eletto come indipendente nel PCI e di lì salito fino a diventare Ministro delle Finanze di Ciampi, Prodi e D’Alema. Di lui sono rimaste celebri soprattutto le polemiche sollevate da Tremonti, che era solito dipingerlo come una sorta di Dracula, intento a succhiare il sangue dai contribuenti italiani; oltre che le noie giudiziarie per il Caso Speciale (risolte con un’archiviazione) e la condanna definitiva per un piccolo abuso edilizio nella sua proprietà di Pantelleria (cosa che gli valse l’iscrizione a pieno titolo nell’elenco di quei “condannati in Parlamento” attaccati da Grillo nei suoi spettacoli). Ciononostante penso che ci siano poche persone con le qualità di Visco per traghettare l’Italia in mezzo alle difficoltà che a breve dovremmo affrontare.
Innanzitutto Visco è persona esperta e competente: ha una laurea in giurisprudenza ed una lunga carriera come economista e tecnico del Tesoro (attualmente insegna Scienza della Finanza a La Sapienza). Come ministro si è preoccupato di riorganizzare e semplificare la contribuzione fiscale, distinguendosi per una decisa lotta contro l’evasione. Inoltre ha avuto occasione di gestire privatizzazioni importanti di aziende ex-statali e la separazione tra banche e fondazioni. Infine Visco è stato l’artefice principale dell’abbattimento del deficit che ha permesso al governo Prodi di portare l’Italia in Europa. Si tratta insomma di una figura politica che ha vissuto direttamente le svolte più significative della storia economica recente, ed è quindi in grado sia di valutarne i risultati criticamente, sia di rassicurare quelli che ancora si riconoscono in quei principi.
Da un punto di vista politico Visco è in grado di ricomporre le divisioni della sinistra, avendo attraversato, e attivamente promosso, tutta la transizione da PCI a PDS, da DS all’Ulivo, fino all’odierno PD. Inoltre si è ritirato dalla vita politica nel 2008, cosa che garantisce la sua terzietà rispetto alle varie correnti interne. Certo più difficile sarebbe far digerire la sua figura alle altre compagini politiche. Forza Italia si opporrebbe decisamente, seguita a ruota, con ogni probabilità, anche dalla Lega Nord. Analoghe perplessità potrebbero venire dal M5S, che potrebbe però essere convinto sulla base di tre considerazioni: la necessità di dimostrare un’apertura al dialogo con il centro-sinistra, l’impegno di Visco contro l’evasione e soprattutto la sua recente autocritica rispetto al problema dell’euro.
Se ammettiamo, infatti, che il Presidente delle Repubblica debba essere persona di comprovata esperienza politica e tecnica, e che non sia realistico pretendere la sua estraneità rispetto alla storia del partito di maggioranza relativa, allora è evidente che non esiste candidato migliore di Vincenzo Visco, almeno agli occhi di chi professa l’uscita dell’Italia dalla moneta unica. In effetti, pur essendo stato in passato l’emblema dei sacrifici fatti per entrare nell’euro, Visco è approdato oggi ad una visione ben più problematica di quella fase storica. Ha anzi ammesso, con grande onestà intellettuale, che l’entrata dell’Italia nella moneta unica ha favorito innanzitutto la Germania, mettendo così in discussione tutto il proprio operato. Per questo motivo oggi Visco rappresenta meglio di chiunque altro la possibilità di conciliare un paese a maggioranza pro-euro con i terribili errori che questa posizione ha comportato.
Naturalmente nessuno può dire se Visco potrebbe mai essere eletto, anche beneficiando dell’endorsement di Renzi: anzi è probabile che non esistano le condizioni politiche per la candidatura di una persona ancora avversa a molti. Tuttavia il gioco non consisteva nell’indovinare cosa fosse possibile: ma quale battaglia politica, nonostante le inevitabili difficoltà e contraddizioni, valesse la pena di essere combattuta. Da questo punto di vista possiamo stare certi che il prossimo Presidente, chiunque egli sia, non potrà contare sull’esperienza politica ed economica di Visco per sostenere un paese in disfacimento che si avvia a passare attraverso le macerie dell’Europa.
Andrea Giannini