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L’escursione organizzata da Consorzio Liguria Viamare per avvistare delfini e balene nel Santuario dei cetacei, la più grande area marina protetta al mondo che comprende parte del Mar ligure. Un modo unico per apprezzare un patrimonio del nostro mare
Cinque ore in navigazione in mare aperto a ammirare delfini e balena. E’ l’escursione, organizzata da Consorzio Liguria Viamare che prende il nome di Whale Whatching, pianificata per dare la possibilità al pubblico di avvistare moltissime specie di cetacei. L’appuntamento, per chi parte da Genova, è all’una al porto antico, ogni martedì o ogni sabato da aprile a ottobre. E’ dalla banchina dell’expo che il battello lascia gli ormeggi per dirigersi verso il Santuario cetacei- Pelagos. «Questa zona che va da San Tropez, passa per il mar Ligure, quello della Toscana e scende fino alle coste nord della Sardegna – racconta la biologa di bordo, Alessandra Somà – è l’area marina protetta più grande al mondo, l’unica che comprende le acque di diversi stati».
875 chilometri quadrati che vantano la più alta concentrazione di cetacei dell’intero Mediterraneo. Capodogli, balenottere comuni, delfini, grampi, globicefali sono le specie che costituiscono l’ecosistema pelagico «Quest’area ha un fondale non omogeneo – aggiunge la biologa – in alcuni punti arriva a 1500 metri di profondità. E’ proprio in questi profondissimi canyon che vivono le balene». Insomma un ecosistema prezioso da salvaguardare e proteggere dalle molteplici attività umane che si svolgono sul mare. La rigogliosa popolarità dei cetacei durante l’escursione, alla quale noi di Era Superba abbiamo partecipato, si è manifestata appena fuori dalla diga foranea con un branco di 20 esemplari di tursiopi, grandissimi delfini dal colore scuro. «Sono esemplari costieri – spiega Somà – una specie di delfino che ama stare vicino alla riva». Per non stressare troppo gli animali la guida ha spiegato che non si possono osservare più di mezz’ora. «Sono animali curiosi – conclude – ma spesso l’imbarcazione con a bordo le persone li spaventa». Quello dei tursiopi non è stato il nostro unico avvistamento, durante la lunga navigazione abbiamo visto tonni, pesci spada e abbiamo “conosciuto” un branco di delfini stenelle che si sono divertite a giocare con le onde prodotte dalla nostra barca. Nelle escursioni di whale whatching la fortuna ha un ruolo fondamentale, ma a fare la differenza è la professionalità dello staff «durante le nostre gite almeno quattro persone dell’equipaggio – dice Somà –si posiziona a prua con binocoli per scorgere qualche animale da avvicinare e osservare».
Nel 2016, per un totale di 52 uscite in mare, sono stati avvistati 13 capodogli, 34 zifii, 2 delfini comuni, 103 branchi di stenelle striate, 12 branchi di tursiopi, 4 mobule, 26 tartarughe caretta caretta, diversi pesci luna, tonni e pesci spada. «Quest’anno non abbiamo mai visto balene – conclude la biologa – i ricercatori con i quali collaboriamo stanno cercando di capire il perché. Per evitare che la mano dell’uomo contribuisca ad allontanare dal Mediterraneo o far scomparire questi animali, io a bordo faccio sempre formazione su come bisogna comportarsi e come rispettare il mare e i suoi abitanti».
Un’escursione in mare della durata di cinque ore che ha come obiettivo la ricerca e l’osservazione di 8 specie di cetacei che popolano il Santuario Pelgaos. Un’attività organizzata dal 1996, quando ancora il santuario dei Cetacei non era stato ufficialmente formalizzato. Un’iniziativa molto apprezzata da turisti e dagli stessi genovesi. Solo nel 2016 sono state organizzate 54 escursioni, con circa 200 passeggeri a bordo, per un totale di oltre 11 mila visitatori. «E’ un’attività molto apprezzata – dice Carlo Baracchini, responsabile dell’organizzazione del Consorzio Liguria Viamare – arrivano da tutta Europa per partecipare al whale whatching. Ci sono anche tanti genovesi che si ripresentano tutti gli anni e ogni volta son soddisfatti». La gita ha cinque diversi punti di partenza, Genova, Varazze, Savona, Loano e Andora «La destinazione è sempre il Santuario dei cetacei – racconta Baracchini – partendo da Genova si naviga lungo il canyon del Polcevera o quello del Bisagno che registrano un fondale profondo nel quale vivono molte specie di animali». Le rotte saranno diverse se si parte dal ponente ligure. «Quando si parte da Savona solitamente si va verso Capo Noli – aggiunge Carlo – è una zona di passaggio per le balene e altre cetacei. Addirittura l’Università di Genova ha installato due mede che registrano il numero degli esemplari che passano di lì». Comune per ogni imbarcazione è un equipaggio molto preparato che accompagna i visitatori durante tutta l’escursione. A bordo è sempre presente un biologo che commenta gli avvistamenti, fornisce informazioni e curiosità, e raccogliere importanti dati scientifici per la ricerca e altri componenti della crew che muniti di binocolo e cannocchiale controllano se all’orizzonte si vede qualche animale da “salutare”.
Un’area marina, o meglio dire un triangolo di mare che va da Tolone in Francia, arriva fino a Capo Falcone in Sardegna occidentale passa per il mar Ligure a arriva a Fosso Chiarone in Toscana. Un totale di 875 chilometri quadrati di mare protetto. Una zona così importante sia dal punto di vista naturalistico sia per la ricerca, tanto che nel 1999, i ministri, italiano, francese e monegasco, hanno firmato la nascita ufficiale del Santuario internazionale dei cetacei del Mar Ligure. La volontà di proteggere questa parte di mare e la fauna ha radici più lontane. Nel 1990 era già stata costituita l’area protetta nella quale vigeva un regime di salvaguardia dei cetacei presenti nel bacino corso-ligure-provenzale con il nome di Progetto Pelagos.
L’obiettivo era, ed è tutt’oggi, sempre quello di tutelare le specie protette che abitano quest’area, qui infatti è possibile navigare, ma senza disturbare, gli animali. Secondo un censimento del 1992 nella superficie di quello che oggi è il Santuario Pelagos, si contavano 32.800 esemplari di stenelle (piccolo delfino) e 830 balenottere comuni che migravano nella zona durante il periodo estivo. «Oggi – dice la biologa Alessandra Somà – non è possibile fare una stima degli animali presenti nel Santuario»
Con l’istituzione del Santuario è stato imposto il divieto di catture e di turbative intenzionali per motivi di ricerca, divieto dell’uso di reti pelagiche derivanti, si è portata avanti la lotta contro l’inquinamento, le competizioni off-shore sono state circoscritte solo in alcune aree. Nello stesso tempo è stata regolamentata l’attività di whale-watching e sono stati incoraggiati i programmi di ricerca e di campagne di sensibilizzazione del grande pubblico. Tutto questo per garantire ai mammiferi marini uno stato di conservazione favorevole.
Elisabetta Cantalini