Significano entrambe lavoro, ma si tratta di due parole diverse e non di due sinonimi. Vediamo le differenze fra i due termini concedendoci una riflessione sul fatto che il "job non retribuito" degli stagisti non ha ancora un termine associato
Gli studenti italiani alle prese con l’inglese commettono sovente l’errore di confondere l’uso delle parole work e job. È vero: entrambe significano “lavoro”, ma bisogna fare attenzione ai diversi contesti nei quali vengono usate.
Partiamo prima di tutto da una distinzione morfologica: work può essere sia un sostantivo sia un verbo. Job, invece, è usato soltanto come sostantivo.
Dal punto di vista del significato, con work s’intende “l’attività del lavorare”, non necessariamente collegata al fatto di ricevere uno stipendio. I have work to do today, “Oggi ho del lavoro da fare”, è un’affermazione che può essere fatta in ufficio, in magazzino o in fabbrica, ma anche a casa, con il significato di “faccende da sbrigare”. Al contrario, job si riferisce al lavoro inteso come “occupazione retribuita”. “What’s your job?” si può tradurre con: “Qual è la tua professione?”
“What a piece of work is man”, “L’uomo è una creatura suprema” è una delle innumerevoli espressioni introdotte da William Shakespeare nella lingua inglese; mentre work viene usato normalmente al singolare, è invece piuttosto frequente trovare il plurale jobs per indicare diversi tipi di professione o per parlare di “posti di lavoro”.
“In Europa verranno persi 20 milioni di jobs nel settore industriale”, aveva predetto il filosofo ed economista belga Marc Luyckx Ghisi più di due decenni fa. Il suo appello cadde pressoché inascoltato perché si doveva fare business nell’immediato. Per colpa della scarsa lungimiranza di allora, ci troviamo oggi a fronteggiare la crisi della grande industria senza che si sia fatto alcunché per riconvertire la produzione e per preparare gli operai alla società della conoscenza, post-industriale, nella quale ci troviamo già in parte. D’altronde, vedendo casi come quello di ILVA Taranto, ci si chiede se valga davvero la pena avere un job che se da un lato dà la possibilità di portare a casa quanto serve per campare dall’altro mette a repentaglio quotidianamente la salute dei lavoratori. Credo che anche la gente di Sarroch avrebbe fatto volentieri a meno dei jobs e soprattutto dei veleni della Saras; i Moratti, proprietari dell’azienda, non commentano: le dichiarazioni si concentrano su ben altre questioni, il calciomercato dell’Inter su tutte … Una lista di priorità davvero ineccepibile!
Tornando all’argomento con il quale abbiamo aperto, vi chiederete come possiamo definire il lavoro dello stagista: non sembra trattarsi di job visto che il malcapitato si reca in azienda pagando di tasca sua pranzo e trasporto e svolge le stesse mansioni di un normale impiegato senza ricevere un compenso. Il termine ancora non esiste, ma attendiamo fiduciosi la nascita di un nuovo Shakespeare che possa coniarlo … See you!
Daniele Canepa
[foto di Diego Arbore]