Nel bilancio dell’anno prossimo mancherebbero circa 8-9 milioni, pari al capitale sociale dell’azienda che, se azzerato, comporterebbe l’obbligo di portare i libri in Tribunale. Al momento non ci sono le condizioni per partecipare al bando della nuova Agenzia regionale i cui lavori, nel frattempo, procedono a rilento
Pomeriggio caldo in Consiglio comunale con i lavoratori di Amt giunti sugli spalti della Sala Rossa per chiedere con forza alla giunta di annullare il ritiro dei contratti integrativi annunciato negli ultimi giorni per la salvare le casse della partecipata. “Dite alla città che non ci sono i soldi per il trasporto pubblico”, “Amt è occupata, venite ad arrestarci coi manganelli”, “Annullate il ritiro” e qualche colorito coro agli indirizzi del PD sono stati gli slogan più gettonati dai manifestanti, giunti a Palazzo Tursi dopo aver iniziato la giornata di protesta con la simbolica occupazione degli uffici dei dirigenti dell’azienda.
Dopo una prima sospensione dei lavori consiliari per consentire un incontro tra i rappresentanti sindacali e i capigruppo, i lavoratori hanno urlato a gran voce il proprio dissenso anche nei confronti del sindaco Doria. Il quale, a microfoni spenti, perdendo un po’ del suo proverbiale aplomb, ha ribattuto a gran voce accusando i manifestanti di impedire l’approvazione di un’importante delibera con alcuni provvedimenti urgenti in favore degli alluvionati. Con senso di responsabilità, la protesta si è dunque placata per concedere all’assemblea di presentare e votare i documenti. Al termine delle operazioni, onde evitare nuove tensioni, il sindaco ha ricevuto una delegazione di lavoratori e rappresentanti sindacali, in privato, nei propri uffici.
«Doria – ha spiegato al termine dell’incontro Mauro Nolaschi, segretario di Faisa Cisal – ha confermato che la disdetta non verrà ritirata e che abbiamo tre mesi di tempo per ricontrattare l’integrativo».
Più o meno gli stessi contenuti ripetuti più tardi, sempre in privato, ai consiglieri rimasti in Sala Rossa anche termine della seduta ordinaria di Consiglio. «Il sindaco – ci ha raccontato il capogruppo Pdl, Lilli Lauro – ha spiegato che essendo la previsione dei conti di Amt per il 2015 in disavanzo, il Comune è obbligato a mettere in campo qualche azione che scongiuri il fallimento e consenta all’azienda di sopravvivere fino alla gara regionale. Se, infatti, è vero che Amt al momento non potrebbe partecipare alla gara, quantomeno il Comune potrebbe contrattare la riassunzione di tutti i dipendenti in carico al soggetto vincitore».
In ballo, per il momento, ci sono i 36 milioni di euro (25 milioni per la parte economica + 11 per quella normativa) del contratto integrativo, che corrispondono a una cifra variabile tra i 260 e 1000 euro al mese in busta paga. Certo, come ribadito da Tursi in un comunicato inviato nella tarda mattinata di ieri, la disdetta non significa “azzerare l’integrativo ma avviare una trattativa tra azienda e sindacati per salvare Amt”. Nella stessa nota si prospetta per la partecipata il rischio di fallimento nel 2015: nel bilancio dell’anno prossimo mancherebbero circa 8-9 milioni, pari al capitale sociale dell’azienda che, se azzerato, comporterebbe l’obbligo di portare i libri in Tribunale.
«La soluzione prospettata dal Comune – mettono in allerta i sindacati – magari consentirà di avere gli autobus ancora per il prossimo anno ma costringerà comunque l’azienda ad andare in liquidazione nel 2016 perché, se le cose restano così, non ci sono le condizioni per partecipare alla gara regionale».
Non è neppure detto che i conti fatti da Tursi siano sufficienti per tenere in bilico il bilancio Amt, che molto contava anche sulla possibilità di recupero dell’IVA in seguito al lancio del nuovo servizio su bacino unico per cui invece si dovrà ancora aspettare. La certezza arriverà solo dopo che la conferenza Stato – Regioni avrà stabilito l’ammontare preciso dei tagli ai trasferimenti in arrivo da Roma per il 2015. Se la ricontrattazione del contratto integrativo non bastasse è possibile che Amt si trovi costretta a chiedere ulteriori sacrifici ai lavoratori per non incidere eccessivamente sul servizio: si torna così a parlare di blocco degli straordinari e mezz’ora in più di lavoro a parità di retribuzione, provvedimenti che già tante difficoltà avevano creato alla giunta Vincenzi.
Qualcuno pare avere messo sul banco anche una manovra prevista dalla legge per il taglio del 50% allo stipendio dei sindacalisti: un provvedimento che, tuttavia, pare non possa essere applicato alle partecipate ma solo ai dipendenti comunali “diretti”. Al momento, comunque, si tratta solo di congetture.
A dare fastidio ai lavoratori non è tanto il rischio di doversi ancora una volta decurtare lo stipendio, quanto il fatto che la decisione sia stata presa unilateralmente dalla giunta senza prima un tavolo di confronto: «Quando c’è stata la necessità – spiega Nolaschi – non ci siamo mai tirati indietro dalle nostre responsabilità nel trovare una soluzione che consentisse all’azienda di restare in piedi ma non si può arrivare a una decisione tale dalla sera alla mattina, mettendosi d’accordo solo con pochi intimi tra i vertici aziendale».
Va detto che, fino al momento, nessun aiuto è arrivato dalla Regione che, anzi, ha posticipato almeno di un anno l’ormai famosa gara per l’assegnazione del servizio pubblico nel bacino unico regionale. Tanto che inizia a circolare con sempre più insistenza la voce di una possibile via d’uscita alternativa, nel medio periodo, che chiamerebbe in causa le competenze della neo-nascente Città metropolitana. Secondo voci ben informate, spetterebbero alla nuova istituzione le responsabilità sul trasporto pubblico: si potrebbe così arrivare a un anticipo sui tempi della Regione da parte del Consiglio metropolitano, lanciando un bando autonomo per la gestione del TPL nel solo bacino metropolitano, pur secondo le regole previste dalla legge regionale. Una decisione difficile che metterebbe definitivamente in crisi i già critici rapporti tra istituzioni. Molto potrebbe dipendere dal percorso che deciderà di intraprendere Roberto Levaggi, sindaco di Chiavari ma soprattutto neo coordinatore del gruppo di lavoro della Città Metropolitana su urbanistica, lavori pubblici, trasporti, viabilità e polizia provinciale.
Intanto, la protesta nei prossimi giorni si allargherà sicuramente anche ai palazzi di Piazza De Ferrari e via D’Annunzio. Per il momento, lo stato di agitazione prosegue ed è stata confermata l’occupazione pacifica degli uffici aziendali (“occuperemo fino al 2 febbraio, se occorre” hanno urlato i lavoratori in Sala Rossa). Ancora presto, invece, per parlare di sciopero: «Non vogliamo provocare ulteriore danno ai cittadini – dice Nolaschi – già alle prese con le enormi difficoltà per rialzarsi dopo l’alluvione: per questo, lo sciopero quando ci sarà, sarà regolare». Autobus assicurati all’incirca fino a fine mese, dunque, dato che la legge prevede che intercorrano almeno 10 giorni tra lo sciopero e la definitiva rottura di una trattativa che, tuttavia, non è ancora formalmente iniziata. Nel frattempo, venerdì prossimo è convocato un incontro in Confindustria, al quale difficilmente parteciperanno i sindacati: la condizione posta dai rappresentanti dei lavoratori, infatti, è il ritiro da parte del Comune della disdetta del contratto integrativo che, al momento, non sembra essere all’orizzonte.
Il cammino, dunque, è ancora molto incerto. Di sicuro resta soltanto che anche quest’autunno (e quest’inverno) farà molto caldo sul fronte trasporti. Ma, ormai, i genovesi ci sono abituati.
Simone D’Ambrosio