Al teatro Duse di Genova fino al 6 novembre, una delle commedie più note dell'autore francese: "Il borghese gentiluomo". La storia di un uomo ricco che vuole migliorarsi ma che sceglie male la propria compagnia. Dal 1670 a oggi, spettacolo sempre attuale
Molière ( 1622- 1673 ) ovvero Jean Baptiste Poquelin, fu uomo di teatro a tutto tondo, autore, attore, regista e, con scarso successo, anche impresario: non a torto viene definito il maggior autore comico di tutti i tempi. Mettendo a frutto gli insegnamenti dei comici dell’Arte, capì che il segreto del successo era adattare la lingua del teatro ai luoghi della provincia francese che percorreva con la sua troupe, alternando la tragedia alla farsa e usando in entrambe elementi visivi a effetto, tipici degli improvvisatori. Più tardi, raggiunto un certo benessere grazie alla protezione della famiglia reale, il suo teatro esprimerà l’intimo più vero dell’autore, dell’uomo che conosce solo le regole della ragione e che sfida la società organizzata e le sue costrizioni.
“Il borghese gentiluomo“ fu rappresentato per la prima volta nel 1670 davanti al re Luigi XIV. La trama, conosciutissima, racconta di un uomo, arricchitosi con il commercio che, carico di complessi di inferiorità sociale, spasima per i titoli nobiliari e perciò si circonda di aristocratici sussiegosi che sovvenziona a fondo perduto. Inoltre, il buon Jourdain (questo il nome del protagonista) è consapevole dei propri limiti culturali (ah, l’ortografia…) e aspira a migliorarsi, ma sceglie infelicemente i suoi maestri tra personaggi loschi e farseschi.
Il canovaccio appare familiare allo spettatore che, consapevolmente o meno, riconosce nel protagonista figure a lui note e forse un poco di se stesso: piacevole è la ricchezza, più o meno meritata, ma un titolo nobiliare ne è sempre un’appetibile cornice.
Pur nella comicità rutilante e serrata, non di rado becera, che imperversa nello spettacolo, l’autore non condanna e non assolve; in realtà sembra voler avvertire lo spettatore che l’ambizione smodata può far perdere il senso della misura e scadere nel ridicolo. Piuttosto Molière ritorna su temi “avanguardisti” del proprio pensare: il buon senso e la superiorità “pratica” femminile sono impersonati dalla moglie, inutilmente incombente, mentre una figlia, solo apparentemente ribelle, racconta il suo dissenso verso il matrimonio combinato.
Un’opera che diverte, ora come allora, forse a tratti un po’ troppo caricata dalla regia con elementi a effetto, come le goffe danze “turche” che precedono gli sponsali. Scenografia affascinante e completata dall’allestimento, sempre suggestivo, della scena rotante.
Elisa Prato
+ “Il borghese gentiluomo” di Molière, al Teatro Duse fino al 6 novembre 2016.
Regia di Filippo Dini. Con Filippo Dini, Valeria Angelozzi, Sara Bertelà, Filippo Dini, Ilaria Falini, Davide Lorino, Orietta Notari, Roberto Serpi, Antonio Zavatteri, Ivan Zerbinati.