Per il Comune bisogna rivedere la scelta migranti in ex bocciofila di San Benigno, mentre per Regione Liguria la decisione di Prefettura è "reazione" a no di Anci
Dopo la scelta di Prefettura sullo ricollocamento parziale dei migranti ospitati nelle strutture della Fiera di Genova, piovono le reazioni politiche, che vedono ancora una volta contrapposti Comune e Regione, anche se uniti nel contestare la scelta prefettizia. Da Tursi arriva la richiesta di far rispettare le quote determinate in sede Anci, senza aprire nuovi Cas sul territorio comunale, mentre da Piazza De Ferrari si alza la protesta contro lo spostamento al padiglione D, che, secondo gli esponenti della Lega, danneggerebbe ancora la riuscita degli eventi in Fiera. Insomma, tutti scontenti.
«Abbiamo letto con stupore e sconcerto la comunicazione con cui la Prefettura di Genova annuncia lo spostamento di 100 migranti in un nuovo Centro di accoglienza straordinario (Cas) da istituirsi nella zona di San Benigno a Sampierdarena. E’ inaccettabile che l’emergenza legata all’accoglienza migranti sia gestita senza un’interlocuzione ed una condivisione con Comune e Municipio». Lo scrivono in una nota unitaria l’assessore del Comune di Genova alle Politiche sociali, Emanuela Fracassi, e il presidente del Municipio II – Centro Ovest, Franco Marenco. «Alla luce del recente fallimento dell’accordo Anci – proseguono i due amministratori genovesi come riportato dall’agenzia Dire – occorre oggi dare piena applicazione al piano nazionale che prevede una riduzione di 1.000 unità nel Comune di Genova. Pur consapevoli che tale attuazione sarà graduale, esprimiamo netta contrarietà all’apertura di nuovi Centri di accoglienza straordinaria nel Comune di Genova». L’assessore Fracassi precisa: «Nessuno prende 1.000 migranti e li sbatte fuori dalla città però, prima di aprire un grosso centro di accoglienza a Genova, alla luce di quanto successo in Anci e dei nuovi numeri del riparto nazionale, vogliamo che la prefettura provveda al più presto a far rispettare gli obblighi di accoglienza in tutti i comuni della regione, almeno fino al raggiungimento della quota prevista di 6.043 migranti». L’ex bocciofila era, infatti, inizialmente stata presa in considerazione per la necessità di trovare una rapida soluzione ai migranti che devono essere spostati dal padiglione D della Fiera. «Ma ora che è stato individuata la disponibilità del padiglione C – prosegue l’assessore – abbiamo tutto il tempo per trovare un’altra soluzione rispetto al Cas».
Da Regione Liguria arrivano altre critiche, più legate ad un disaccordo politico-gestionale: «Mi auguro che non sia la reazione al diniego al progetto Anci, anche se i rappresentanti dell’Associazione dei Comuni l’avevano messa quasi su un piano di azione e reazione, minacciando sanzioni per chi non avesse aderito», così commenta la vicepresidente e assessore all’Immigrazione della Regione Liguria, Sonia Viale, mentre Edoardo Rixi, segretario regionale della Lega nord e assessore allo Sviluppo economico, alza i toni: «Non possiamo condividere la decisione né a livello istituzionale né a livello politico, perché stiamo facendo una fatica incredibile a tenere aperta la Fiera, a risanarne i conti e a portarla avanti. E, di certo, questo non ci agevola». Per il numero uno del Carroccio ligure, infatti, «il permanere di immigrati clandestini durante le esposizioni in Fiera è tutto a detrimento e a discapito della buona riuscita degli eventi. Ci auguriamo che il senso di responsabilità che deve permeare ogni istituzione, faccia sì che non si collochino più immigrati all’interno del perimetro della Fiera, sia quando ci sono le attività fieristiche sia quando non ci sono». La vicepresidente Viale, invece, richiama ancora le decisione di lunedì scorso dell’Assemblea generale dei sindaci di Anci Liguria. «Il finale era già stato scritto qualche settimana fa nella riunione del tavolo regionale dell’immigrazione – sostiene Viale – quando il prefetto Mario Morcone, capo di Gabinetto del ministero dell’Interno, aveva detto che non avrebbe potuto rispettare il tetto di 6.043 immigrati previsti per la Liguria dal nuovo Piano di riparto nazionale, anche se tutti i sindaci avessero aderito allo Sprar. Da qui è venuto il patto e l’accordo come presentato da Anci Liguria a tutti i sindaci, anche se in un primo tempo qualcuno l’aveva visto come possibile». Per la vice di Toti, «siamo in una fase in cui persone legittimamente elette sindaci, che hanno delle responsabilità, dicono no, con una presa di posizione anche coraggiosa e motivata, a forme di ricatto». Secondo Viale «non è così che si affronta il tema epocale dell’integrazione. I sacrifici si possono chiedere se c’è un’azione mirata a far terminare l’emergenza, cosa che questo governo non garantisce. Le risposte sono zero perché continuano a esserci gli sbarchi e alcuni accordi bilaterali sono stati fatti solo per dare il primo segnale di insediamento di Minniti, ma tutto qui».