Il battello che porta da Pegli al Porto Antico potrebbe restare a terra già fine anno. I cittadini del ponente raccolgono le firme per scongiurare questo pericolo e possono contare sul sostegno del presidente del Municipio Mauro Avvenente. Ma non su quello di Comune e Amt
Un finanziamento regionale di 350 mila euro in bilico fino alla fine dell’anno. Il futuro della Navebus, il servizio di trasporto pubblico via mare che in meno di 30’ porta da Pegli (Molo Archetti) al Porto Antico di Genova, è appeso a una sottile linea rossa. Ne sono ben consapevoli i cittadini del ponente che stanno promuovendo una raccolta di firme per sensibilizzare la Regione a mantenere in vita il servizio. Un’operazione già compiuta qualche anno fa, con oltre 18 mila adesioni raggiunte in un mese, e che diede i frutti sperati.
«Recentemente – spiega il presidente del Municipio VII Ponente, Mauro Avvenente, tra i principali sostenitori della Navebus – ho incontrato l’assessore regionale ai Traporti, Enrico Vesco, il quale mi ha assicurato che entro la fine dell’anno sarà presa una decisione. Inutile dire che il Municipio si schiera compatto al fianco dei cittadini per difendere con le unghie e con i denti il servizio. Tagliare il finanziamento vorrebbe dire rinnegare un vettore comodo, pulito, puntuale, non inquinante, tipico di una città di mare e utile sia per i cittadini che per i turisti. Insomma, non avrebbe proprio senso».
Non dello stesso avviso sembra essere Anna Maria Dagnino, assessore alla Mobilità del Comune di Genova, che si è lasciata scappare un alquanto sintetico ma molto emblematico «per me potrebbe anche chiudere». Certo Dagnino ha ben altre gatte da pelare riguardo il futuro e il presente di Amt, ma considerato che dall’azienda non filtrano altri commenti, è facile intuire che i “ponentini” non avranno grande sostegno nella loro battaglia da parte di Palazzo Tursi.
«Bisogna sfatare un mito» torna alla carica Avvenente. «Non è vero, come sembra circolare da più parti, che la chiusura definitiva di Navebus comporterebbe il risanamento delle casse di Amt. L’azienda in tutta quest’operazione non ci mette il becco di un centesimo di euro e non è assolutamente detto che, in caso di eliminazione del servizio, la Regione sarebbe disposta a convogliare i 350 mila euro nella casse di Amt, che già riceve un finanziamento diretto da piazza De Ferrari. Semmai da questo servizio, gestito sì come trasporto pubblico locale ma curato dalla Cooperativa battellieri del Porto di Genova, Amt non ha altro che da guadagnarci».
Attraverso un accordo che risale a circa tre anni fa, infatti, in seguito al dimezzamento dei fondi previsti nei primi anni per il servizio Navebus, pur di mantenere in vita questa modalità di trasporto, i battellieri concordarono nel suddividere equamente con Amt tutti i proventi superiori ai 300 mila euro. «Non sono cifre da capogiro – chiosa Avvenente – ma Amt dovrebbe avere tutto l’interesse a far sì che il vettore rimanesse attivo perché, pur non costando nulla, porta comunque qualcosa nelle casse».
Effettivamente, rinunciare a un servizio così caratteristico per il trasporto pubblico genovese sarebbe un peccato. Secondo le ultime cifre, rese note dalla Compagnia dei battellieri, ogni anno sono circa 350 mila gli utenti della Navebus. Numeri un po’ inferiori rispetto al boom iniziale del servizio (nato il 1° agosto 2007) a causa della diminuzione delle corse dovuta al drastico taglio dei finanziamenti. Attualmente, gli orari di servizio vengono rimodulati ogni cambio di stagione. Nel periodo invernale, si punta prevalentemente sull’utenza urbana, con 8 corse totali negli orari pre e post lavorativi, e 4 viaggi nei weekend. In primavera e autunno, quando l’afflusso turistico non è ancora al top, vengono aggiunte 2 corse sia in settimana che al sabato e alla domenica. D’estate, infine, si punta molto sul fascino turistico di Genova vista dal mare con 14 corse feriali e 8 sabatali e festive.
Come succede in tutti i porti turistici, Venezia compresa, anche le tariffe sono differenziate a seconda dell’utilizzo. I pendolari residenti a Genova possono fare affidamento su tutti gli abbonamenti Amt e sullo speciale biglietto integrato a 1,60€, acquistabile a bordo, che consente un viaggio su Navebus più un’ora di tragitto sugli autobus cittadini. Per i turisti, invece, la singola corsa costa 3€.
Il battello pubblico non è vitale solamente per i pendolari ma mette in atto un meccanismo virtuoso che consente di includere nei percorsi turistici anche le bellezze del ponente.
«Per noi ponentini – spiega il presidente Avvenente – si tratta di un’occasione importantissima di promozione e di sviluppo per iniziative di riqualificazione come sta avvenendo per Villa Duchessa di Galliera, i restauri di Villa Pallavicini e Villa Doria, la Fascia di Rispetto, il Museo Navale, quello di Archeologia. Anche grazie alla Navebus, il ponente può proporsi come punto di aggregazione della popolazione e offrire la possibilità di visitare eccellenze del nostro territorio finora rimaste un po’ nascoste. Penso ad esempio alle Terme e al Museo di Acquasanta. Ci sono tanti elementi che in concorrenza tra loro ci fanno pensare che sarebbe davvero un delitto cancellare questo servizio in nome del salvataggio di un’azienda che in realtà dalla chiusura di Navebus non trarrebbe nessun vantaggio».
I discorsi potranno essere rivisti una volta che sarà finalmente disponibile la tanto agognata metropolitana di superficie, che nel ponente coinvolgerà ben 6 stazioni (Voltri, Palmaro, Pra’, Pegli – Lido, Pegli e Multedo). Ma prima bisogna quantomeno attendere la fine dei lavori del nodo ferroviario di Genova. «Anche allora, però – conclude Avvenente – non si dovrà dimenticare il valore aggiunto di un’eccellenza di carattere turistico che sarebbe un peccato cancellare. Genova deve decidere che cosa vuole fare da grande: non può più contare solo sulla grande industria ma si deve definitivamente aprire al turismo. Questa città ha tutte le caratteristiche per proporsi come luogo d’arte. Ma il nostro caratteraccio di genovesi chiusi ci fa tenere segregata una quantità enorme di eccellenze e unicità. Dobbiamo diventare sempre più consapevoli di questo nostro patrimonio anche per poterlo sfruttare economicamente. E, soprattutto, dobbiamo essere più orgogliosi di vivere in un posto come questo».
Simone D’Ambrosio