Fino a domenica 13 sul palco dello Stabile di Genova, la nota commedia di Pirandello interpretata magistralmente da Sebastiano Lo Monaco. Quando la rispettabilità sociale e la pace domestica sono più importanti dell'orgoglio
Luigi Pirandello (1867-1936) arrivò ai cinquant’anni di età scrivendo novelle e romanzi originali, accolti da pubblico e critica senza eccessivi entusiasmi in quanto non badava alla pagina elegante e ben scritta, cara ai contemporanei, quanto ad agitare e capovolgere certezze, ad installare inquietudini e riflessioni.
Per coinvolgere davvero ed arrivare alla fama, Pirandello ha dovuto riscrivere per il teatro le stesse storie proposte dalla sua novellistica, un teatro dove la parola è vigorosamente asservita all’espressione delle emozioni.
“Il berretto a sonagli” (1917) centra perfettamente questo passaggio: non a caso la prima versione in dialetto siciliano fu affidata alla dirompente espressività di Angelo Musco. Prendendo spunto da alcune novelle scritte nel passato, l’autore racconta la sofferenza di un uomo e di una donna traditi dai rispettivi coniugi.
Ciampa è un ossequioso scrivano al servizio della famiglia del cavalier Fiorica, con la quale lui e la giovane moglie convivono, in stanze attigue: da tempo è al corrente della relazione segreta tra la consorte Nina e il padrone di casa, che tollera in silenzio, tanto che quando la padrona, signora Beatrice, furibonda per la scoperta della tresca, lo convoca con l’intenzione di rivelargliela, le fa capire che già sa tutto ma che da una parte il suo rapporto coniugale è più importante (tanto che sarebbe disposto a lasciare la casa con Nina, perdendo il lavoro) e dall’altra…dall’altra la facciata della rispettabilità sociale deve essere salvata, ad ogni costo.
La facciata è più importante della sostanza, tanto che a volte i confini tra le due sfere sfuggono e sfumano.
Per condurre la signora Beatrice alla sensatezza, Ciampa si avvale della simbologia delle tre corde, che a suo dire tutti portiamo sulla fronte, quella civile e centrale del rispetto ed ossequio alle regole della società, quella seria del colloquio a quattr’occhi, quella pazza che fa perdere la vista e la ragione e va controllata: ma la corda civile deve prevalere e tutti, alla fine, ci guadagnano.
Beatrice sceglie di denunciare e la reazione della famiglia, supportata dall’autorità del delegato, che diligentemente occulta le prove, è immediata ed inesorabile: la maschera della “pace domestica” deve essere rispettata ed esibita, dentro e fuori casa. Alla legge della rispettabilità di facciata si inchina alla fine Beatrice, accettando di fingersi pazza e di farsi rinchiudere.
Ciampa e Beatrice portano entrambi, con reazioni diverse, il peso della loro sofferenza, ma mentre la donna si ripiega su se stessa, è lo sposo tradito, il collaboratore ossequioso, che ha la reazione più spietata e crudele verso quella che ha gridato la verità, esortandola a gridarla ancora e poi ancora, affinché tutti si convincano della sua pazzia e dell’inconsistenza dell’accusa.
Interpretazione eccellente fornita da attori di grande impatto, con una forte vis comica che accompagna, con celata amarezza, verso l’epilogo, assieme a una allegra e beffarda tarantella.
Elisa Prato
+ “Il berretto a sognali” di Luigi Pirandello, al Teatro della Corte fino al 13 novembre 2016.
Regia di Sebastiano Lo Monaco. Con Sebastiano Lo Monaco, Maria Rosaria Carli, Clelia Piscitello, Viviana Larice, Lina Bernardi, Rosario Petix, Claudio Mazzenga e Maria Laura Caselli.