Il sindaco Marco Doria ha inaugurato il manufatto al centro della nuova rotonda viaria a Pra’, che porta a compimento un nuovo passo per la riqualificazione della delegazione. Dopo quarant’anni il quartiere prova a trovare una nuova identità, sospeso tra un passato marinaro e un presente di cemento e degrado
La Terra del Basilico. Questa l’iscrizione che campeggia sul mortaio di granito posto al centro della nuova rotatoria che si incontra sull’aurelia entrando a Pra’, provenendo da Voltri. C’è anche un grande pestello e un cespuglio di basilico: l’amministrazione comunale prova a dare una nuova veste all’identità del borgo di ponente, ma la riqualificazione non è ancora terminata e i problemi che vessano i cittadini sono ancora molti.
La storia del lungo mare praese è lunga e complicata: da sempre coricata sul mare, Pra’ e la sua lunga spiaggia è stata per secoli destinazione balneare di molti genovesi e non solo. Negli anni 60, però, il porto di Genova entra in crisi, dovendo fare i conti con la strettezza degli spazi, zavorra insormontabile per la competitività nel mercato del commercio navale: la decisione, quindi, di allargare a ponente la zona portuale, per rilanciare il capoluogo ligure nella corsa internazionale della movimentazione dei container. I lavori partono sul finire del decennio, e sono costellati di ritardi e criticità: si riempie il mare, cancellando spiagge, stabilimenti, scogli e l’identità del borgo. La prima nave ad attraccare alle banchine del nuovo bacino arriva solo nel 1994, dopo quasi trent’anni di cantieri. Le polemiche non si fermano: le infrastrutture nascono già vecchie, con due soli binari di ingresso e uscita, uno svincolo autostradale inadeguato ai numeri, una diga troppo vicina che impedisce alla navi più grandi manovre fluide con un fondale tutto sommato basso per gli standard internazionali.
Oggi è in corso una riqualificazione del lungo mare, iniziata già da qualche anno: un nuovo parco e una nuova viabilità per dare respiro al quartiere. «A breve incominceranno i lavori per la costruzione di nuovi impianti sportivi – rileva il presidente del Municipio VII, Mauro Avvenente – che completeranno la parte di levante. Oggi, con l’inaugurazione di questo monumento al basilico si avvera un sogno, cioè quello di dare lustro ad una eccellenza del territorio». L’unica rimasta. Anche l’assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Genova, Giovanni Crivello, ricorda come questa riqualificazione non sia terminata: «Oggi abbiamo fatto solo un piccolo passaggio, frutto di un percorso comunque non facile, che sarà terminato nei prossimi mesi»
La cerimonia di presentazione alla città di questi nuovi manufatti è completata da un piccolo rinfresco, ovviamente a base di pesto e focaccia; ma non tutti sono contenti. Alcuni cittadini presenti riferiscono come i rumori del porto siano insopportabili, soprattutto di notte, e come l’aria sia spesso appesantita dagli scarichi delle navi e dei mezzi pesanti: «Ricordo quando la brezza del mare profumava casa mia, quando aprivo le finestre di casa – racconta Maria, praese doc, che risiede da sempre in un appartamento “sul mare” – oggi non possiamo stare con le finestre aperte. Mio marito lavorava in uno stabilimento balneare, oggi mio nipote è disoccupato». A pochi metri dalla rotatoria del mortaio, un’aiuola spartitraffico è dedicata allo Scoglio dell’Oca, pittoresco masso che caratterizzava il litorale, ancora nel cuore di molti, nonostante sia stato “affogato” nel cemento: finito il brindisi, alcune signore si radunano attorno alla bacheca che racconta questa storia e ricordano di quando si poteva stare in spiaggia fino a tardi, e dei tuffi che i bambini facevano da quella pietra. Di quella Pra’ non è rimasto nulla.
Oggi è difficile fare i conti: il grande Porto di Pra’ ha sicuramente permesso lo sviluppo dell’economia cittadina, ma non tutto ciò che il porto “produce” ricade sul territorio, tanto meno nei quartieri più periferici. Oggi si discute di allargare ancora le strutture portuali genovesi, ma guardando “a terra” si vede un territorio fragile e in pericolo: a pochi metri dal parco Dapelo il rio Branega è una selva, come il rio San Pietro, pronto a gonfiarsi d’acqua con le piogge autunnali. La riqualificazione non riporterà il mare a lambire le case di Pra’, ma è comunque necessaria e, anzi, doverosa: la strada, però, è ancora lunga, e sicuramente un mortaio di pietra non può bastare.